La preghiera, all'inizio, è la porta attraverso la quale hai accesso al Signore, e il Signore viene verso di te per risvegliare e correggere la tua coscienza e per esortarti a riceverlo nella tua vita e ad aderire a lui per sempre, per una vita eterna. Perciò, all'inizio, la preghiera richiede uno sforzo notevole contro la natura della carne e dell’”io” terreno, che non vogliono perdere nessuno dei piaceri di questo mondo in vista di un’altra vita che non procurerà loro alcun vantaggio.
Se la tua preghiera è perseverante e arriva a sottomettere allo spirito la natura della carne in modo tale che ogni tentativo da parte di quest’ultima di sfuggire, di sottrarsi per pigrizia, di differire o di resistere all'appello dello Spirito sia completamente spezzato dalla preghiera, ciò testimonia sicuramente la vittoria dello spirito e il completo dominio di Dio sull'anima. La preghiera diventa allora il segno evidente che si è realizzata con successo una comunione con il Signore e l’inizio di un’unione con lui, sul piano della sua volontà, del suo desiderio e della sua obbedienza totale al Padre.
E questo si manifesta con un amore che disprezza le sofferenze, fino alla morte. La preghiera di comunione o di unione con il Signore non fa parte delle opere di questo mondo. E il tempo che le consacri non fa parte delle ore di questo mondo. Sono dei bagliori fugaci durante i quali puoi godere già del regno di Dio in anticipo. Avvertirai interiormente con certezza la presenza spirituale del Signore Gesù, come una vita eterna che si riversa in tutto il tuo essere, come una luce che risplende nel mezzo delle tenebre, le tenebre delle passioni, delle tentazioni del mondo, della malvagità dell’uomo e dell’impero del demonio.
Tali momenti spirituali sono, in realtà, l’ora divina della quale Gesù ha detto: “Viene l’ora, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata vivranno” (Giovanni 5,25).
Dicendo “viene l’ora”, egli indica il tempo escatologico dell’eternità, in cui si trovano conservate per te le grazie eterne di Dio, cioè la vita eterna, da cui ti separa attualmente il velo oscuro del peccato. E aggiungendo “ed è questa”, indica chiaramente che durante la preghiera la vita eterna squarcia questo velo e invade la tua esistenza temporale: la luce di Cristo si riversa nel tuo cuore, a dispetto del mondo e dello spirito delle tenebre e dell’opposizione della carne.
Tale è in verità la preghiera della risurrezione, la preghiera dell’eternità, significata dall’”ora” di Cristo e praticata dai suoi figli, iniziati al suo mistero, da coloro che, quando odono la sua voce, non induriscono il cuore, ma si levano subito per la preghiera e la lode, in ogni momento, senza stancarsi.
Se la tua preghiera è perseverante e arriva a sottomettere allo spirito la natura della carne in modo tale che ogni tentativo da parte di quest’ultima di sfuggire, di sottrarsi per pigrizia, di differire o di resistere all'appello dello Spirito sia completamente spezzato dalla preghiera, ciò testimonia sicuramente la vittoria dello spirito e il completo dominio di Dio sull'anima. La preghiera diventa allora il segno evidente che si è realizzata con successo una comunione con il Signore e l’inizio di un’unione con lui, sul piano della sua volontà, del suo desiderio e della sua obbedienza totale al Padre.
E questo si manifesta con un amore che disprezza le sofferenze, fino alla morte. La preghiera di comunione o di unione con il Signore non fa parte delle opere di questo mondo. E il tempo che le consacri non fa parte delle ore di questo mondo. Sono dei bagliori fugaci durante i quali puoi godere già del regno di Dio in anticipo. Avvertirai interiormente con certezza la presenza spirituale del Signore Gesù, come una vita eterna che si riversa in tutto il tuo essere, come una luce che risplende nel mezzo delle tenebre, le tenebre delle passioni, delle tentazioni del mondo, della malvagità dell’uomo e dell’impero del demonio.
Tali momenti spirituali sono, in realtà, l’ora divina della quale Gesù ha detto: “Viene l’ora, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata vivranno” (Giovanni 5,25).
Dicendo “viene l’ora”, egli indica il tempo escatologico dell’eternità, in cui si trovano conservate per te le grazie eterne di Dio, cioè la vita eterna, da cui ti separa attualmente il velo oscuro del peccato. E aggiungendo “ed è questa”, indica chiaramente che durante la preghiera la vita eterna squarcia questo velo e invade la tua esistenza temporale: la luce di Cristo si riversa nel tuo cuore, a dispetto del mondo e dello spirito delle tenebre e dell’opposizione della carne.
Tale è in verità la preghiera della risurrezione, la preghiera dell’eternità, significata dall’”ora” di Cristo e praticata dai suoi figli, iniziati al suo mistero, da coloro che, quando odono la sua voce, non induriscono il cuore, ma si levano subito per la preghiera e la lode, in ogni momento, senza stancarsi.
Tratto da "Consigli per la preghiera" di Matta el Meskin
CAPITOLI PUBBLICATI
MATTA EL MESKIN (Matteo il povero) 1919-2006.
Umile monaco eremita, fu il rinnovatore della vita monastica originale dei padri del deserto e Igumeno (Abate) del monastero di San Macario a Scete in Egitto. I suoi preziosi scritti costituiscono una guida alla preghiera sul modo di intrattenersi con Dio nell'autentica preghiera del cuore, quella preghiera che ristabilisce la confidenza dei figli che chiamano Dio “Abbà, Padre”.
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