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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

La Preghiera di Gesù

La preghiera esicasta: l'invocazione del Nome di Gesù

L'invocazione di Gesù può essere fatta in molti modi. Ognuno può trovare la forma che più gli è facile nella preghiera personale, ma, qualsiasi formula venga usata, il cuore e il fulcro dell'invocazione dovrà essere il Sacro Nome stesso, la parola «Gesù», nella quale risiede tutta la forza dell'invocazione.

Il Nome Gesù può essere invocato da solo, oppure in una frase più sviluppata. Nell'Oriente la frase più comune è: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore». Ma si potrebbe semplicemente dire: «Gesù Cristo», o «Signore Gesù». L'invocazione può essere ridotta anche alla sola parola «Gesù».

Quest'ultima forma, cioè il solo nome Gesù, è il modello più antico dell'invocazione del Nome. E’ la più breve e la più semplice e, crediamo, la più facile. Quindi, senza deprezzare le altre forme, possiamo suggerire l'uso della sola parola « Gesù ».

Così, quando parleremo della invocazione del Nome, intendiamo la frequente e devota ripetizione del Nome stesso, «Gesù», senza altre aggiunte. Il Sacro Nome è la preghiera.

Il nome di Gesù può essere pronunziato o pensato silenziosamente. In ambedue i casi vi è una vera invocazione del Nome: orale nel primo, puramente mentale nel secondo. Questa preghiera favorisce un facile passaggio dall'orazione orale a quella mentale; la ripetizione orale del nome, se è lenta e pensosa, fa sì che si giunga alla preghiera mentale e predispone l'animo alla contemplazione.

L'invocazione del nome può essere praticata ovunque e in qualsiasi momento; possiamo pronunciare il Nome di Gesù nelle strade, dove lavoriamo, nella nostra stanza, in chiesa, ecc.... Possiamo ripetere il nome mentre camminiamo. Oltre a questo libero uso del nome, non determinato o limitato da nessuna regola, buona cosa è stabilire un tempo e un luogo per una regolare invocazione del Nome. Chi è avanzato in questa forma di preghiera può fare a meno di tali adattamenti, che sono però una necessaria condizione per i principianti.

Se vogliamo consacrare ogni giorno qualche tempo all'invocazione del Nome, (oltre alla libera invocazione che dovrebbe essere fatta il più frequentemente possibile), dobbiamo seguire la norma di praticarla, circostanze permettendo, in un posto solitario e quieto. - Quando tu preghi, entra nel segreto della tua stanza, e, chiusa la porta, allora prega il tuo Padre che è nel segreto -.La posizione del corpo non ha molta importanza: si può camminare, sedere, stare distesi o in ginocchio. La migliore posizione è quella che conduce a una maggiore quiete fisica e concentrazione interiore. La posizione esprimente umiltà e adorazione dà maggior aiuto.

Prima di iniziare l'invocazione del nome di Gesù mettiti in pace con te stesso, concentrati e domanda l'ispirazione e la guida dello Spirito Santo. «Nessun uomo può dire: Gesù è il Signore, se non mediante lo Spirito Santo». Il Nome di Gesù non può mai penetrate nel cuore che non è ricolmo del purificante soffio della fiamma dello Spirito. Lo Spirito stesso abiterà e accenderà in noi il Nome del Figlio.

A questo. punto, semplicemente comincia; per camminare si deve fare il primo passo; per nuotare ci si deve gettare nell'acqua. Lo stesso accade per l'invocazione del Nome. Principia a rispettarlo con adorazione e amore, afferrati a lui, pronuncialo con frequenza. Non pensare di stare invocando il Nome, pensa soltanto a Gesù. Dì il suo nome piano, dolcemente, quietamente.

Un errore comune a tutti i principianti è il desiderio di associare l'invocazione del Sacro Nome a una profonda e intensa emozione, tentando di pronunciarlo con gran forza. Ma il nome di Gesù non è fatto per essere urlato, o formulato con violenza, ancorché interiore. Quando a Elia fu comandato di stare davanti al Signore, si scatenò un grande e forte vento, ma il Signore non era nel vento; e dopo il vento venne il terremoto, ma il Signore non era nel terremoto; e dopo il terremoto un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco venne una sommessa piccola voce. E fu così che quando Elia la udì nascose la sua faccia nel mantello, e uscì fuori e rimase in adorazione. Lo strenuo sforzo e la ricerca di uno stato di tensione non giovano. Nel ripetere il Sacro Nome, raccogli quietamente, a poco a poco, i tuoi pensieri, le tue sensazioni, la tua volontà attorno a esso: ricomponi su di lui il tuo intero essere. Lascia che il Nome penetri la tua anima, come una macchia d'olio si diffonde e impregna un pezzo di stoffa. Non permettere che alcuna parte di te sia distratta, rendi il tuo essere recettivo e circondalo col Nome.

Anche durante l'invocazione del Nome, la sua ripetizione orale non deve essere continua; il Nome pronunciato deve essere interrotto e differito da secondi o minuti di pausa silenziosa e di concentrazione. La ripetizione del Nome può essere paragonata al battito delle ali col quale l'uccello si alza nell'aria. Così, l'anima, giunta al pensiero di Gesù e ricolma del ricordo di lui, può interrompere la ripetizione del Nome e riposare in Nostro Signore. La ripetizione sarà ripresa, quando altri pensieri minacciano di espellere il pensiero di Gesù; allora l'invocazione comincerà di nuovo al fine di ottenere più fresco vigore.

Protrai ripetere l'invocazione quanto a lungo desideri o puoi. La preghiera viene naturalmente interrotta dalla stanchezza; non cercare di insistere. Ma ricominciala di nuovo quando e dove ti senti disposto. A suo tempo sentirai il nome di Gesù salire alle labbra spontaneamente e rimanere quasi costantemente presente alla mente in modo silente e pacato. Perfino il tuo sonno sarà avvolto dal Nome e dal ricordo di Gesù. «Io dormo ma il mio cuore veglia» (Cantico dei Cantici).

Quando siamo impegnati nella invocazione del Nome, è naturale che si speri e si insista per ricevere qualche positivo o tangibile risultato e cioè sentire che abbiamo stabilito un reale contatto con la persona di Nostro Signore: «Se io potessi sfiorare appena il tuo manto, sarei guarito» (Matteo, 9-21). Questa felicissima esperienza è l'acme desiderato dell'invocazione del nome. «Io non ti lascerò andare, se non mi benedici». Ma dobbiamo evitare una troppa inquieta attesa per tale esperienza: l'emozione religiosa può facilmente diventare un mascheramento e causa di una pericolosa bramosia e passione. Non pensiamo affatto che l'aver trascorso un certo tempo nell'invocazione del Nome, senza "provare" qualcosa, sia tempo speso male e lo sforzo sia infruttifero; al contrario, questa apparentemente sterile preghiera, può essere più gradita a Dio dei momenti di rapimento, essendo scevra da ogni egoistica ricerca di gaudio spirituale; essa è la preghiera della pura, nuda volontà. Dobbiamo continuare a consacrare ogni giorno un tempo prestabilito e regolare all'invocazione del Nome, anche se ci sembra che questa preghiera lasci freddi e aridi. Questo accurato esercizio della volontà, questa calma veglia nel Nome non può mancare di apportarci benedizione e forza.

Inoltre, l'invocazione del Nome raramente ci lascia in uno stato d'aridità. Coloro che hanno una qualche esperienza di ciò convengono che viene spesso accompagnata da uno stato d'animo di gioia, tepore e luce. Uno ha l'impressione di muoversi e camminare nella luce. In questa preghiera non vi è né pesantezza, né stanchezza, né sforzo. «Il tuo Nome è come unguento sparso... Trascinami, correremo dietro a te» (Il Cantico dei Cantici).

Un monaco della Chiesa Orientale

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