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Biografia di San Gregorio di Narek dottore della Chiesa (27 febbraio)

Nel Martirologio Romano, 27 febbraio.
Nel monastero di Narek in Armenia: San Gregorio, monaco, Dottore degli Armeni, insigne per la dottrina, gli scritti e la scienza mistica.
Andzevatsik, circa 950 - Narek, circa 1005. (Territorio armeno, oggi turco)

Gregorio di Narek fu un insigne teologo, poeta e scrittore religioso armeno. Tra le sue opere si annoverano un commentario al Cantico dei Cantici, numerosi panegerici (tra i quali uno in onore alla Madonna) ed una raccolta di 95 preghiere in forma poetica dette “Narek” dal nome del monastero ove visse. Il 21 febbraio 2015 il Santo Padre Francesco ha confermato la sentenza affermativa della Sessione Plenaria dei Cardinali e Vescovi, Membri della Congregazione delle Cause dei Santi, circa il titolo di Dottore della Chiesa Universale da conferirsi a San Gregorio di Narek.

San Gregorio nacque molto probabilmente nel 950 ad Andzevatsik in Armenia (oggi Turchia), da una famiglia di scrittori. Morta la madre mentre Gregorio era ancora in tenera età, suo padre Khosrov, divenuto in seguito arcivescovo, lo affidò insieme al fratello Giovanni alla cugina Anania di Narek, fondatrice della scuola e del villaggio.

Ben presto fu ordinato sacerdote e divenne abate del monastero, dove condusse una vita piena di umiltà e carità, impregnata di lavoro e di preghiera, animato da un ardente amore per Cristo e la sua Madre Santissima. Gregorio fu un insigne teologo e uno dei più importanti poeti della letteratura armena. Tra le sue opere si annoverano un Commentario al Cantico dei Cantici, numerosi panegerici ed una raccolta di novantacinque preghiere in forma poetica dette “Narek”, dal nome del monastero in cui visse. Morì verso l’anno 1010 e venne sepolto nello stesso monastero. La sua tomba fu meta di pellegrinaggi sino ai tempi dei massacri perpetrati dai Turchi.

Fedele alla tradizione della sua Chiesa, Gregorio fu un grande devoto della Vergine, e secondo la tradizione Maria gli sarebbe anche apparsa. Egli la cantò con accenti ispirati. Tra le sue composizioni sono degne di nota il “Discorso panegirico alla Beata Vergine Maria” e la Preghiera 80 intitolata “Dal fondo del cuore, colloquio con la Madre di Dio”. Nel discorso, che sembra ispirato dall’Inno Acatisto, Gregorio approfondì la dottrina dell’Incarnazione, traendone lo spunto per esaltare e cantare con tenera pietà e stile sublime, l’eccezionale dignità e la magnifica bellezza della Vergine Madre. La preghiera 80 è un’opera più matura del discorso. In essa il santo, sommerso da molti motivi di disperazione, espresse con amore ardente, la certezza di essere aiutato dalla Madre del Giudice. Gregorio di Narek morì nel 1005.

La Chiesa Armena lo annovera tra i Dottori. La Chiesa latina anch’essa ne riconosce la santità definendolo “insigne per la dottrina, gli scritti e la scienza mistica”, come recita il Martirologio Romano ricordandolo al 27 febbraio.

Autore: Fabio Arduino
"Narek è il nome di un villaggio armeno e del monastero che ospitò nel X secolo il più grande poeta armeno, Gregorio. Ma Narek divenne anche il nome con il quale si designa abitualmente la sua opera più grande, il Libro della lamentazione o della tragedia, un libro unico nella storia culturale armena, così singolare da rappresentare, forse come poche altre cose, tutto ciò che di più autenticamente proprio l'armeno riconosce e intende rappresentare. Narek viene ancora collocato, dalle persone pie, sotto il guanciale, per invocare le benedizioni di Dio e per cacciare le forze del male; Narek viene declamato al capezzale dei malati, per il suo potere taumaturgico; una parte di questo libro è entrata nel testo della Messa armena; un'altra parte nella preghiera sugli infermi" (103).
L'opera è costituita da XXXIII Parole (capitoli) ed è, a una prima immediata classificazione, il testo di un mistico. Ma si tratta di una di quelle opere complessive che risultano "voce di un'umanità dolente e peccatrice, racchiusa nell'angoscia della propria impotenza, continuamente attirata dallo splendore luminoso dell'amore divino", "grido di confessione del male, di un male che è una sorta di condizione umana, universale, avvolgente, onnipervasiva", abbandono nel "Protettore di chi spera", nel "Signore di tutti che provvede in bontà". La Parola XXXIII, il capitolo che chiude l'opera, si apre offrendo alla "benedetta Bontà tenera" "questo mio culto di parola" (317). Dio, il culto, la parola: fortemente impastati assieme a costituire l'identità armena.
San Gregorio di Narek sarà proclamato Dottore della Chiesa universale
L'annuncio di Papa Francesco nel corso di un'udienza concessa sabato al cardinale Angelo Amato, prefetto della congregazione delle Cause dei santi.
Inoltre il 12 aprile (2015) Papa Francesco celebrerà Messa in occasione del centenario del genocidio armeno nella Basilica di San Pietro.

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