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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Lettera Circolare del Superiore Generale ai Religiosi della Congregazione Passionista

“Dio ci guidi a vivere nell'imitazione di Gesù povero”
P. Joachim Rego, C.P. Superiore Generale

C’è un proverbio che dice: “Il denaro è la radice di ogni male”. Avarizia, corruzione, egoismo, ingiustizia, povertà, sfruttamento, oppressione, guerra, odio, crimine, divisione – tutto questo viene causato dal “denaro”. E se riflettiamo onestamente sulla nostra esperienza personale nel aver a che fare con il denaro, non è difficile confermare la verità di questo proverbio. Sentiamo continuamente lamentele su questo tema nell'arena politica, nel contesto degli affari, nelle corporazioni, e perfino nella Chiesa. Ovviamente, il denaro, in sé e per sé, non è un male; però, il suo cattivo uso o l’abuso del denaro (anche quando lo si giustifichi in modo intelligente) porta a una grande forma di disuguaglianza e disparità, di povertà e divisione tra nazioni, gruppi, famiglie e comunità, includendo in questo anche la vita religiosa. Inoltre, come ovvio, quanto più uno ne ha, tanto più ne vuole: è un circolo vizioso!
Per noi, Passionisti, questa questione tocca il cuore del nostro voto di povertà e della vita comunitaria che siamo chiamati a vivere. Le Costituzioni ci ricordano al n. 14 che: “Nello spirito di povertà, rinunciamo con voto a disporre liberamente delle nostre proprietà personali … inoltre promettiamo di dipendere, in forza del voto, dall'autorità competente nell'usare e disporre dei beni temporali”. Uno degli aspetti della povertà evangelica è la “dipendenza”: dipendenza dagli altri e dipendenza da Dio.
La vita a cui siamo chiamati e in cui ci impegniamo come religiosi passionisti, è uno stile di vita che comporta la testimonianza di Cristo nella comunità e nella missione di proclamare il Vangelo della Passione di Gesù come un’opera dell’amore di Dio. Non è un “lavoro” per cui noi guadagniamo un salario per poi fare con questo qualsiasi cosa noi desideriamo. Piuttosto, “sull'esempio della prima comunità cristiana (At 4, 32)… rinunciamo a disporre liberamente dei nostri beni (e) mettiamo noi stessi, i nostri talenti, il lavoro e la competenza al servizio della comunità e della sua missione”. (Cost. 11). Gli stipendi e le donazioni che riceviamo per le nostre fatiche, e dalla generosità della gente, sono destinati a contribuire alla comunità, la quale dipende da essi per soddisfare i bisogni basilari di tutti i fratelli, e per le opere della comunità.
La nostra vita e missione deve essere prioritaria! Naturalmente abbiamo bisogno di soldi per vivere in modo salutare e soddisfacente “in una vita semplice e modesta” (Cost. 11), ma la costante preoccupazione per il denaro e il suo innato potere – che spesso riguarda la paura e il bisogno di controllare il mio destino – possono distrarci a spingerci lontano dalla nostra fondamentale dipendenza da Dio, il quale è la nostra sicurezza. Questo è contrario al nostro voto di povertà che riguarda il distacco dalle cose terrene allo scopo di essere liberi di amare e di crescere in un maggiore attaccamento e confidenza in Dio, nella cui grazia noi abbiamo un sicuro sostegno.

Un appello a tutti i Religiosi
Invito ogni religioso a prendersi del tempo per una riflessione personale su questo tema. Possiamo ben vedere come questo ci chiami ad una conversione e ad un rinnovamento della mente e del cuore. Come Religiosi Passionisti, abbiamo scelto di vivere nella contemplazione di Gesù Crocefisso, attingendo forza e coraggio dalla Passione di Gesù così da poter portare, nella nostra missione, la speranza e offrire un senso a tutti coloro che sono “crocefissi” oggi. Vivere in questo modo non è semplice, non è comodo; comporta amore e sacrificio, un amore sacrificale.
Significa vivere senza alcune delle cose che io potrei volere o che mi potrebbero piacere, ma vivere con libertà. Forse, i seguenti passaggi presi dal numero 10 delle nostre Costituzioni ci possono aiutare nella nostra riflessione: “Cristo manifestò il suo amore facendosi povero per noi. In risposta a Lui, intendiamo vivere in vera povertà evangelica, con impegno sia personale che comunitario.
Ci adoperiamo concretamente che la povertà penetri il nostro vivere in un atteggiamento di autentico distacco e di corretto uso dei beni terreni.
Siamo consapevoli che questo può condurre alla insicurezza e talvolta all'indigenza. Tuttavia confidiamo totalmente in Dio e, sorretti dalla sua grazia, prendiamo ciascun giorno come dono del Padre, senza l’affanno di accumulare ricchezze per il domani. Questo spirito di povertà che è frutto della grazia di Cristo, ci dispone
maggiormente al servizio di tutti.”
L’intento della mia lettera è quello di aprire la riflessione e la conversazione su questo tema che è spesso scomodo e sensibile, riguardando gli atteggiamenti che si hanno nell'uso del denaro, con la speranza che questo ci possa sfidare tutti a una conversione personale e comunitaria, alleggerendo le tensioni che viviamo, costruendo fiducia ed avendo come effetto nella nostra missione una testimonianza più autentica.
Invito ciascuno di voi a riflettere personalmente, e le comunità/entità a dare un contributo al dibattito in una maniera “aperta” e matura, magari suggerendo altre azioni basate sulle intuizioni e sulla sapienza che viene dall'esperienza di ognuno.
Infine, son consapevole che la questione della “uguaglianza” può diventare un problema ogni volta che parliamo di soldi. Qualcuno può aver la sensazione che si siano parametri (standard) differenti dentro la Congregazione.
Io non pretendo di avere tutte le risposte, ma essendo una Congregazione internazionale, presente in varie parti del mondo sviluppato e sotto-sviluppato, ciò significa che ci saranno parametri diversi di vita, di economia, di grado di sviluppo, opportunità di sviluppo ecc … Pertanto io non credo che noi dobbiamo essere “uguali” o “uniformi” nella Congregazione quando si considerano l’economia e i soldi. C’è però il concetto di “equità” da cui noi non possiamo evadere e che dobbiamo affrontare. Esso fa riferimento a ciò che chiamiamo solidarietà e riguarda la giustizia.
Come Passionisti, dobbiamo esser attenti a questo aspetto, quando si riflette e si discute su questi temi, attingendo la nostra ispirazione dal Vangelo che ci chiama alla solidarietà e dallo spirito delle nostre Costituzioni.
“Che la Passione di Gesù sia sempre nei nostri cuori!”

Tratto dal Bollettino Internazionale Passionista n. 34 giugno-luglio 2014

[Nota del redattore: il testo è una versione abbreviata di una Lettera Circolare del Superiore Generale, datata 29 giugno 2014. La versione originale è stata inviata a tutte e singole le comunità della Congregazione]

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