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Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Breve storia della Mariologia

A. Divisione classica dei periodi storici
7/6 a.C./476: Epoca antica o antichità - 476/1492: Epoca di mezzo o medioevo - 1492/1789: Epoca moderna o modernità - 1789/1989: Epoca contemporanea o contemporaneità - 1989/a oggi: Epoca post-moderna o post-modernità.
Ci sono molte altre divisioni cronologiche della storia e tutte anche con una certa percentuale di verità: io seguo quella classica, perché non ci sono ragioni vere per sostituirla e le nuove ricerche cronologiche non sono in grado di ribaltarne la formulazione generale. 
Perché la nascita di Gesù viene datata al 7/6 a.C.?  Secondo le fonti storiche (NICOLA  DI  DAMASCO [ministro del re]  e GIUSEPPE FLAVIO, Antichità giudaiche)  Re Erode il Grande (37- 4 a.C.)  è morto il 4 a.C.  e, a quell'epoca,  aveva già ordinato la strage dei primogeniti maschi di età fino ai 2 anni (la strage degli Innocenti del Santorale della Chiesa). Al tempo di Erode a Roma era imperatore Augusto (30 a.C.-14 d.C.), del quale Erode era alleato, avendo ricevuto da lui il trono di Giudea in seguito al cambio di campo politico-militare, dopo la battaglia di Azio (31 a.C.), nella quale Augusto aveva sconfitto Antonio ed era rimasto padrone unico dell’Impero Romano. Inoltre, non si è mai sentito, né visto, che un morto ordini, o faccia, qualcosa, né mai si udrà: per cui!!

B. Contenuti della Storia della Mariologia
Quando parliamo di Storia della Mariologia, intendiamo riferirci a tre aspetti fondamentali, vale a dire:
1) Le Epoche storiche attraverso le quali si è sviluppata la storia della Mariologia
2) I Modelli interpretativi usati in Mariologia: i modi cioè con i quali Maria è stata studiata e venerata lungo i secoli
3) I Risultati lasciati da questi modelli.

Un grande spartiacque nella storia della Chiesa è costituito dalla persecuzione di Decio del 250 d.C: il secolo III è il secolo della crisi (prolungata) dell’Impero Romano, che, da questo momento, imbocca il viale della decadenza e con esso tramonta anche tutto il mondo antico (l’Antichità).  La persecuzione di Decio è la prima generale e la prima su base giuridica scritta e ha messo a soqquadro la Chiesa stessa, che ne è uscita sconquassata.  Di fronte al pericolo che gli elementi costitutivi della fede cristiana vadano irrimediabilmente perduti nella furia scatenata delle persecuzioni, nella Chiesa si fa strada la convinzione che bisogna definire, quindi stabilizzare, rendere cioè sicuri, quegli stessi elementi. Se le persecuzioni rendono incerti il presente e il futuro della Chiesa e, pertanto, introducono una componente di insicurezza, bisogna aggrapparsi alla sicurezza di una fede ben definita, almeno nelle sue parti fondamentali. Una di queste è proprio il culto cristiano e, al suo interno, la venerazione per la Madre di Gesù.  Non per niente la  più antica preghiera alla Madre di Dio che conosciamo,  il Sub tuum praesidium, è del III° secolo, il secolo della crisi, e risponde, da parte dei cristiani, al bisogno di raccomandare a Maria le sorti dei fedeli in un tempo così travagliato e che, in qualche modo, prefigura la fine del mondo allora conosciuto.

Un’osservazione generale da fare è che c'è stata una evoluzione nel “culto” alla Madonna, quindi si deve parlare di modelli mariologici al plurale,  e non di un unico modello (o modo), perché c'è stato uno sviluppo lungo i secoli, con differenziazioni anche notevoli da un’epoca all'altra. Partendo da questa constatazione storica, DE FIORES per primo ha applicato alla Mariologia la metodologia usata in teologia, soprattutto dopo il concilio Vaticano II (1962-1965), quando nella stessa è andata affermandosi sempre più la linea dei modelli teologici, in contrapposizione ai secoli precedenti, nei quali si insegnava solo la teologia di S. Tommaso, quindi il solo modello della teologia scolastica.

C. Mariologia: nascita di una parola
Il termine Mariologia compare per la prima volta in un'opera di  PLACIDO NIGIDO,  dal titolo  Summae sacrae Mariologiae pars prima, del 1602, edita sotto il nome del fratello, Nicola:  precedentemente a questo Autore si parlava sempre e solo di “De Beata”.  Il Nigido, gesuita,  nasce a Mineo (CT) circa  il 1570 e muore a Palermo nel 1640 .
Quello del Nigido è il primo Trattato mariano, indipendente dagli altri Trattati di Teologia e ad essi non più collegato. Il Trattato, in quanto tale, è un corso sistematico e completo riguardante la disciplina insegnata: perciò, dire Trattato di Mariologia, è lo stesso che  dire  Corso completo di Mariologia.    Questo trattato, e il relativo nome,  resterà sconosciuto per due secoli e verrà ripreso soltanto nella seconda metà del XIX sec. e nella prima del XX° come Manuale di insegnamento della Mariologia. Pertanto, Nigido è il primo a scrivere il primo  Trattato indipendente di Mariologia,  separato cioè dalla Teologia, in particolare dalla Soteriologia e dalla Cristologia, le discipline nelle quali abitualmente veniva inserito il discorso sul “De Beata”; non solo, ma, staccando la Mariologia dagli altri Trattati teologici,  ha coniato una parola nuova,  un neologismo, Mariologia appunto.     Riassumendo,   ante 1602: “De Beata”;   post 1602: Mariologia.
Significati: Cristologia (Massiàh→ Christòs = l'Unto,  titolo dell'inviato del Signore);  Soteriologia (dal greco sotèr = salvatore).  Sono i trattati che riguardano Gesù,  il Messia e il Salvatore!!
Con Nigido, dunque,  nasce il trattato indipendente di Mariologia (studio su Maria).

D. Le Istituzioni civili e religiose delle Origini del Cristianesimo
Gesù, il fondatore del Cristianesimo, è vissuto nell'ambito territoriale-politico-culturale dell’Impero Romano, cioè di Roma (44 a.C.[morte di Giulio Cesare]- 476 d.C.). Per tenere insieme l'Impero  Romano, che duemila anni fa non aveva uguali per grandezza e potenza in tutto l’Occidente e che è il padre dell’Occidente, c’erano i seguenti elementi fondamentali:
- L’ Amministrazione imperiale romana
- L’Esercito romano, potente e, spesso, invincibile
- Il Diritto romano
- La lingua universale, la  koiné diàlektos (koiné = comune), versione popolare del greco classico del V - IV sec.  a.C.,  portato in giro per il Mediterraneo da Alessandro Magno il Macedone (Alessandro III di Macedonia, detto il Grande, regnò dal 356 al 323 a.C.)
- Le strade: cioè il famoso, e ancora in gran parte funzionante, sistema viario romano.
Sono tutti elementi che si trovano chiarissimamente nei Vangeli canonici e che caratterizzano storicamente anche la nascita del Cristianesimo, senza tuttavia snaturarne la fisionomia prettamente ebraico-biblica.
Da questo punto di vista va tenuto ben presente che nel III-II sec. a.C. viene tradotto, ad Alessandria d'Egitto, l'Antico Testamento dall'ebraico al greco: la così detta versione dei Settanta [dal numero dei componenti la Commissione incaricata della traduzione]. Questo fatto non è irrilevante per comprendere meglio le Origini del Cristianesimo, poiché tutte le citazioni del Vangelo sono derivate dalla versione dei Settanta (detta anche  la Settanta) e non dal testo ebraico antico.
Nel 476 d.C. avviene la caduta dell'Impero Romano, che, nonostante tutto, è rimasto sempre un organismo a base militare, con la deposizione dell’ultimo imperatore, Romolo Augustolo (cioè, piccolo Augusto, in contrapposizione al grande Augusto, il primo imperatore):  con esso finisce anche la Civiltà antica o Antichità.  Nel naufragio della cultura antica vanno irrimediabilmente perdute molte conquiste fatte da quelle generazioni: una, tuttavia, rimane salda ed è il Cristianesimo.  
Sorto dalla costola della Civiltà antica, esso si assumerà, tra gli altri, anche il compito di trasmettere, tramite le istituzioni della Chiesa, l’eredità di Greci, Romani ed Egiziani alle generazioni future, contribuendo a far nascere un’entità nuova, l’Europa appunto.

1. Epoca antica o Antichità (7/6 a.C.-476d.C.)

E’ un'epoca determinante per il Cristianesimo, perchè definisce gli elementi fondamentali della Chiesa e del Cristianesimo stesso. Infatti, in questa epoca vengono fissati:
- La professione di fede;
- Il canone biblico (dal greco kànon = regola);
- La liturgia;
- Le istituzioni portanti della Chiesa (o Uffici);
- Il culto dei martiri e della Vergine Maria;
- La vita religiosa;
- Il celibato ecclesiastico.
Secondo l’ordine storico o cronologico la liturgia è prima in assoluto,  ma per quell'epoca era importante fissare innanzitutto la professione di fede.   Nei Concili ecumenici si è discusso soprattutto della Professione di fede:   tra i tanti Simboli, o Credo, due si sono conservati e ci sono stati tramandati:
1- Simbolo degli apostoli (sin-bàllo=metto insieme, quindi, recito insieme, prego insieme),  o battesimale,  perché scritto dagli apostoli o perché raccoglie la fede degli apostoli.
2- Simbolo niceno-costantinopolitano ( Nicea, 325 d.C,  città che si trova di fronte a Costantinopoli-Costantinopoli,  381 d.C.):  è stato definito il Credo,  che oggi è il Simbolo di tutte le Chiese cristiane (Cattolici, Ortodossi, Protestanti) ed è recitato ogni domenica in tutte le chiese del mondo.

Canone biblico:  l'avvio è stato dato naturalmente da Gesù Cristo, quando legittima l'Antico Testamento, citandolo in continuazione e dandogli l’appellativo di Parola di Dio. Il primo scritto del N.T., databile con sicurezza  tra il 50 e il 52 d.C.,  è la Prima lettera di S. Paolo ai Tessalonicesi;  poi vengono i Vangeli, tra il 60 e il 100 d.C.: Giovanni prima ha scritto l'Apocalisse, che è un libro profetico, ed è un invito a resistere nella fede durante le persecuzioni; in esso si parla della Madonna, è scritto a Efeso, dove, secondo la tradizione,  l’apostolo abitava insieme a  Maria), poi il Vangelo.
Da notare che nella liturgia della domenica prima si legge lo scritto dell'A.T.,  poi le Lettere dell’Apostolo e, infine, il Vangelo, seguendo sia il criterio cronologico di composizione, sia quello logico della gerarchia, cioè dell’’importanza,  degli scritti, per cui quello più importante viene per ultimo.
Liturgia:  la prima sua componente è l'eucarestia, perché ricevuta direttamente da Gesù (“fate questo in memoria di me”): sostanzialmente segue l’impostazione data da Gesù nell’Ultima Cena, cioè  lettura, consacrazione del pane e del vino, preghiera per la Chiesa, assunzione del corpo e sangue di Cristo. In proposito vedi la Prima lettera di s. Paolo ai Corinti.
I primi cristiani, intorno ai decenni  50-70 d.C.,  celebravano prima l'eucarestia e poi il pranzo comunitario, per il quale ognuno portava ciò che aveva a disposizione e lo condivideva con i fratelli. 
Il Cristianesimo all'inizio era soprattutto un fenomeno urbano: le campagne resisteranno a lungo alla penetrazione della nuova religione. E nasce in un ambiente multiculturale e multi religioso!!
Fino al 313 d.C. (editto di Costantino) i cristiani pregavano nelle case (domus Ecclesiae, ma anche domus Dei, da cui duomo);  dopo tale data verranno costruite le prime cattedrali.
I sacramenti celebrati nella comunità, e per la comunità cristiana, all'inizio erano: 1-Eucarestia,  2- Sacramento del Battesimo (soprattutto degli adulti, anche se non mancano testimonianze scritte dei primi battesimi dati ai bambini, con ogni probabilità su richiesta dei genitori stessi cristiani),  3-Penitenza o Confessione (penitenza pubblica).  

Le istituzioni portanti
- episcopato monarchico: già nel  II sec. d.C. si hanno chiare testimonianze di un  solo vescovo per ogni diocesi, che si afferma prima in Oriente (Antiochia,  Smirne),  poi progressivamente anche in Occidente.  Dall’episcopato monarchico originano anche  i:
- Concili,  che nascono spontaneamente (provinciali, regionali, ecumenici):
- il Primato Petrino o papale.
- Culto dei martiri e della Vergine Maria: dal culto dei martiri si svilupperà il culto dei santi (donne/uomini di Dio).

Inizio della vita religiosa
la vita religiosa si sviluppa a partire da Gesù,  che ne è la vera fonte e l’unico e vero ispiratore per i cristiani. La prima forma di vita religiosa è costituita dall'ascetismo domestico (giovani donne che si chiudevano in casa e facevano voto di verginità = virgines subintroductae); poi i primi asceti maschi: nel 250 Paolo Eremita, che si ritira nel deserto (eremiti o anacoreti, i solitari);  nel IV sec. Antonio Abate: di famiglia benestante, morti i genitori, dona tutto ai poveri e si ritira solitario nel deserto (con lui ha inizio il monachesimo,  perché altre persone prendono esempio da lui e si associano assieme = monaci anacoreti). Con Pacomio nascono i monaci cenobiti (della vita comune). In Occidente,  su esempio di questi primi monaci, abbiamo, verso il V-VI sec.,  S. Benedetto da Norcia, con la sua “Regola”,  che sarà il padre dei monaci occidentali europei (cenobiti).

Celibato ecclesiastico
Il primo documento, dove compare il celibato ecclesiastico come status obbligatorio per i preti cristiani,  è un canone del Concilio di Elvira (l’attuale Granada [Spagna]), celebrato nel 305(?), e si riferisce ai preti della Provincia romana della Betica o Spagna meridionale.  Ma poi, nel 325, al Concilio di Nicea, viene stabilito il celibato ecclesiastico per tutti i preti della Chiesa,  perché questa pratica è già ampiamente diffusa (Da notare che la Chiesa non legifera mai, per nessuna ragione al mondo,  per pochi casi o, peggio ancora, per qualche persona).

Dopo aver riportato, sia pure brevemente, gli elementi fondamentali costitutivi della fede cristiana, come contestualizzazione storico-dogmatica-ecclesiale, necessaria per comprendere il nascere e lo svilupparsi della Mariologia, entriamo ora più decisamente nel nostro argomento.
Innanzitutto vanno fatte due considerazioni  su Maria, la Madre di Gesù, che è l’oggetto stesso della Mariologia, vale a dire:
1) E' da sfatare l'idea che nel Vangelo si parla poco di Maria (dobbiamo ricordare che il Vangelo parla soprattutto di Gesù):  “Nel N.T. di lei si parla in 153 versetti, quelli ritenuti sufficienti, (...), per presentare chi è Maria nella storia della salvezza”. Più che a sufficienza, dunque.
2) Di Maria si parla sempre in prospettiva Cristologica, cioè in riferimento a Gesù: di conseguenza, la Mariologia nasce dalla Cristologia. Perché c'è  Gesù, c'è Maria!!

Nel Vangelo, comunque,  di Maria si riporta anche una poesia, cioè  il “Magnificat “ o “ Cantico della Vergine” (Luca 1,46-55):
Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».

Di Maria si parla in prospettiva Cristologica, perciò è verità sacrosanta affermare che la Mariologia nasce dal Vangelo, sia storicamente, che scientificamente.
Nel Nuovo Testamento Maria è parte dell’annuncio di Gesù Cristo: annunciando cioè Gesù Cristo, la sua missione e la sua opera, si parla anche di Maria, sua Madre, per cui  Maria è considerata degna di lode e di venerazione nella Chiesa. Nel N.T., dunque, si comincia a venerare Maria, perché è Madre di Gesù, che è il Salvatore! Tuttavia, ci sono in esso prospettive teologiche e culturali diverse, che devono essere richiamate per avere un quadro completo della figura neotestamentaria di Maria. (Autonomia della nascita della Mariologia all’interno del Cristianesimo).

Ma vediamo di esporre analiticamente, sia pur brevemente,  le diverse prospettive sopra citate.
Per quanto riguardo S. Paolo non è vero che non parla mai di Maria: infatti, nella lettera ai  Galati 4, 4  (anonimato mariano paolino) dice che  ”quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, (...) “.  E’ evidente che, con quel  “nato da donna”,  egli si riferisce alla Madre di Gesù, non a una donna qualsiasi, per cui Ella, Maria,  è inserita in una sintesi teologico-cristologica straordinaria,  che comprende i seguenti cinque punti: 1) il compimento delle promesse messianiche;  2) l’ iniziativa di Dio, che consiste nell’inviare suo Figlio;  3) l’ incarnazione del Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge; 4) l’azione salvifica e redentrice del Figlio; 5) lo scopo dell’incarnazione di Cristo, che viene a restituire quell’unità che era stata interrotta da Adamo ed  Eva.  
Paolo, quindi, riconosce che Gesù è figlio di una madre, come anche riconosce la maternità di quella donna in riferimento a Gesù: maternità e figliolanza, dunque, si rimandano vicendevolmente. Poi non parla più di Maria, soprattutto perché egli ha incontrato Gesù non in vita,  ma risorto, e la conoscenza fisica di Gesù gli viene attraverso la testimonianza dei primi cristiani, che hanno visto di persona il Signore. Naturalmente, i primi cristiani e i discepoli di Gesù hanno conosciuto personalmente anche Maria, mentre Paolo l’avrà conosciuta poco,  quindi il suo ricordo è più che altro indiretto. Paolo riporta solo l’atto generativo tra madre e figlio, ma il Figlio è Gesù risorto e il Gesù risorto è lo stesso che è nato da donna: ecco perché non ha bisogno di parlare più diffusamente di Maria, perché sa che è la Madre di Gesù, qualificata con lo stesso appellativo di donna, che incontriamo anche in bocca a Gesù nel Vangelo.
Marco inserisce Maria tra i parenti di Gesù increduli. Matteo e Luca si occupano delle origini di Gesù (i primi due  capitoli  di Luca vengono chiamati il Vangelo dell’infanzia), cioè delle sue radici (radici ebraiche = Gesù è figlio del popolo eletto;  radici divine = Gesù è Figlio di Dio). 
Giovanni si occupa di Maria nell'attività pubblica di Gesù. Gli Atti degli Apostoli  fotografano Maria nel contesto della Chiesa nascente; le Lettere apostoliche (o pastorali) osservano un silenzio totale su di Lei,  mentre l’Apocalisse proietta Maria del mezzo della Chiesa celeste.
Perciò, il N.T. ci dà sostanzialmente due linee di lettura della figura di Maria: nella prima Ella è inserita sobriamente nell’annuncio di Cristo; nella seconda Maria non è ricordata da tutte le componenti ecclesiali in uguale misura.
Questa duplicità iniziale ha finito per caratterizzare la Mariologia fino ai giorni nostri, per cui nell’ambito della Chiesa abbiamo i mariolatri, cioè gli  esaltatori (adoratori) di Maria in maniera esagerata,  e i marioclasti, o negatori,  quelli cioè che osservano un  silenzio assoluto su Maria, quasi che essa non fosse mai esistita e non avesse avuto nessun ruolo nella Storia della Salvezza:  la Chiesa, in particolare il suo Magistero, ha sempre cercato di mantenere l’equilibrio nel mezzo, di mediare cioè tra questi due estremismi mariani. In particolare, per quanto riguarda le apparizioni, esse non sono obbliganti per la fede cristiana: nulla, infatti, si dice di esse nella Professione di fede o Credo. La formula tecnica poi che la Chiesa usa per riconoscere (l’“approvare” del popolo)  le apparizioni è sempre introdotta dai verbi  “dicitur”,  “creditur” =  vale a dire, si dice, si pensa, si ritiene che....

Nel 100 d.C. si chiude l’Età apostolica, durante la quale vengono già fissati i libri fondamentali del NT
Con il secondo secolo inizia l’ Età sub-apostolica,  che ha la sua massima espressione nell’Età patristica, che ha dato origine alla Patristica,  cioè l’Età dei Padri della Chiesa.  I Padri della Chiesa sono coloro che hanno contribuito a impiantare la giovane Chiesa nella fede in Gesù di Nazareth e a fornirla degli strumenti necessari per predicare Gesù al mondo.

Esistono due cronologie dell’Età patristica
1- Cronologia corta,  150- 787 (morte di S. Giovanni Damasceno e anno del II concilio niceno), che comprende la  Patristica classica,  quella vera e propria;
2- Cronologia Lunga, 150- XII sec. (s. Bernardo di Chiaravalle, include anche gli scrittori dell’Alto Medioevo). La disciplina teologica che studia i Padri della Chiesa si chiama Patrologia.
Per quanto riguarda la Mariologia, nell’Età patristica emergono le linee portanti di essa, che sono:
1- la teologia;
2- il magistero;
3- la liturgia;
4- la pietà popolare;
5- l’iconografia (raffigurazione artistica). 

Queste linee portanti sostengono il culto di venerazione dei  cristiani a Maria lungo tutti i secoli  (sono chiamate anche, con terminologia tecnica,  le costanti della Mariologia). Siamo in grado di  affermare  che questi cinque elementi possono essere ridotti a tre:
- la portante teologica possiamo ridurla all’elemento biblico-scritturistico della Mariologia;
- Magistero, liturgia e pietà popolare possiamo ridurli all’elemento ecclesiale,
- mentre l’arte la possiamo ricondurre all’elemento culturale.

Riassumendo, alla base della Mariologia ci sono la S. Scrittura, la Chiesa e la Cultura
Queste tre costanti, o portanti, non sono andate sempre d’accordo lungo i secoli: in special modo tra teologia e pietà popolare si è creata una dicotomia (dicotomia = separazione) nella venerazione di Maria.     Tale dicotomia è sempre presente nei vari secoli e a volte è pacifica,  a volte è conflittuale.  Il massimo sforzo per far convivere coerentemente queste due correnti di venerazione a Maria è dato dalla pubblicazione della Marialis Cultus di Paolo VI (1974),  che veniva a chiudere il cosiddetto “decennio del silenzio su Maria”, o decennio della crisi mariana, durante il quale aveva preso il sopravvento l’elemento teologico-critico, che affermava, senza mezzi termini, che  di Maria nel  Vangelo si parlava poco, quindi  non bisognava esagerare nella sua venerazione; e che la Mariologia cristiana era stata influenzata dal culto delle dee madri del Mediterraneo. La lettera apostolica sul culto a Maria, promulgata da Paolo VI nel febbraio del 1974, esorta a inserire la figura di Maria  nel contesto della storia della salvezza dell'uomo, al fine di comprenderne il valore salvifico, riconoscendo il mistero di Maria all'interno della Chiesa e dandole spazio nella liturgia, proponendola come modello della Chiesa e come specchio di virtù evangeliche.
Ma il merito di Paolo VI (1963-1978) non è stato solo quello di aver chiuso definitivamente il decennio della crisi mariana: egli ha dato anche un suo personale contributo alla Mariologia, sia proclamando Maria, Madre della Chiesa (1964), sia individuando un nuovo locus theologicus, o luogo teologico (MELCHIOR CANO [1509-1560],  De Locis Theologicis [Salamanca, 1563]).
E’ con Paolo VI, infatti, che nasce un nuovo settore di studio della Mariologia: la cosiddetta Via Pulchritudinis (Via della bellezza), ovvero l’attività di ricerca che, attraverso l’arte,  in special modo l’arte mariana,  conduce il credente a cogliere la presenza di Dio: questa espressione nei decenni successivi verrà progressivamente applicata anche dalla Teologia.

Gli Apocrifi, o Vangeli apocrifi,  nascono nel contesto cristiano delle origini per riempire i vuoti lasciati dai quattro Vangeli, che, si sa,  non sono una biografia storico-critica di Gesù, intesa in senso moderno,  ma un genere letterario unico, mai più ripetuto in seguito,  che si chiama biografia kerigmatica (contengono, cioè, elementi storici  della personalità di cui si parla, vale a dire di Gesù, ma riferiscono soprattutto il suo kerigma = messaggio, o lieto annuncio). Essendo una biografia che non tratta tutti gli aspetti della vita di Gesù, questi vuoti risultano intollerabili alla pietà popolare, per cui gli Apocrifi riempiono tali vuoti. Sono inoltre posteriori ai quattro Vangeli  canonici, poiché si capiscono solo se si conoscono i Vangeli. Essi, poi, non esaltano l’ateismo, come vorrebbero i laicisti attuali, più o meno giovani,  anzi sono molto cristiani; non solo, ma non sono neppure contro i Vangeli canonici, nel senso che i Vangeli apocrifi, che conterrebbero la verità delle origini del Cristianesimo, contro i Vangeli canonici, che questa verità invece nasconderebbero, come dicono i giovani d’oggi e i loro cattivi maestri (persuasori più o meno occulti). Se una contrarietà c’è, questa è la esagerazione con cui gli Apocrifi descrivono i particolari della vita di Gesù, anche quando non ce n’è proprio bisogno (ad esempio:  “Appena uscito dal ventre di sua Madre, il bambino Gesù esclamò: Maria”!! Oppure si legga la lettera, ovviamente falsa, che Ponzio Pilato [26-36 d. C.] scrive all’Imperatore Tiberio [14-37 d.C.] sulla crocifissione e morte di Gesù, nella quale riconosce di avere sbagliato a condannare così duramente il Figlio di Dio)  .

Modelli  interpretativi di Maria  nell’Età antica
L’Epoca antica della Chiesa ci ha tramandato parecchi modelli interpretativi della figura della Madre di Gesù, segno questo che, da subito, Maria è entrata nella psicologia religiosa del popolo cristiano. Essi sono soprattutto nove, vale a dire:

1) Modello narrativo storico-salvifico (Vangeli=biografia kerigmatica, non sono una biografia storico-critica nel senso attuale, genere letterale unico mai più ripetuto in 2000 anni)
2) Modello poetico-dossologico (il Magnificat)
3) Modello simbolico (Apocalisse = unico libro profetico del NT)
4) Modello narrativo-apocrifo  (I Vangeli apocrifi)
5) Modello analogico-simbolico (parallelismo Eva-Maria)
6) Modello ellenistico (Theotòkos = maternità divina di Maria nel concilio di Efeso, 431)
7) Modello esperenziale-tipologico  (dogma della sempre Vergine Maria).
Quest’ultimo modello è il progenitore della teologia mariana dei secoli seguenti. Vediamo come.  Tra i maggiori pensatori delle Origini, che aiutano la teologia a prendere forma nella Chiesa, ci sono:
Origene (+ 254 c.a. è il più grande teologo di tutti i tempi: sono giunti fino a noi 730 libri,  interi  o in frammenti,  dei suoi  Trattati teologici; ma, secondo Eusebio di Cesarea [256-339/340] , primo storico della Chiesa, che scrive all'inizio del  IV sec. d.C.,  sotto l'imperatore Costantino, ne ha scritti circa 2000. Con Origene nasce tutta la grande teologia della Chiesa perchè ha toccato tutte le tematiche provenienti dalla Sacra Scrittura). Sostiene la verginità perpetua di Maria.
- Epifanio di Salamina (+ 403, nella Lettera agli Arabi [370ca.] difende la verginità perpetua di Maria).
- Girolamo (+ 420,  traduce la Bibbia dall'ebraico al latino; nel 383, contro Elvidio e contro Gioviniano, il primo laico, il secondo monaco, contrari alla perpetua verginità di Maria, scrive in favore di essa).

Esponenti del modello analogico-simbolico,  che costituisce il primo vagito del pensiero sistematico su Maria, essendo anche i primi autori,  che scrivono in difesa del Cristianesimo, sono:
- Giustino (+ 165 d.C. nato pagano si converte successivamente al Cristianesimo); intorno al 150 d.C., scrive   il “Dialogo con Trifone”, un filosofo ebreo che accusa i cristiani di abbindolare, raggirare le persone con le loro favole di un Dio morto in croce e risorto: nel dialogo inventa, conia, il così detto parallelismo antitetico Eva-Maria, vale a dire, la personificazione della perdizione e della salvezza, per cui il no di Eva a Dio, che ha scatenato il primo peccato, il peccato di origine [o peccato originale], è stato annullato dal sì di Maria a Dio (Eva disobbediente, madre dei viventi morti – Maria obbediente, madre dei viventi in Cristo). Come detto, è il primo accenno di Mariologia sistematica nella storia della Chiesa.
Ireneo di Lione (+ 202, di provenienza orientale, vescovo di Lione, la sua opera più famosa, scritta nel 180, “Adversus Haereses” - Contro le eresie) Ireneo riprende il parallelismo antitetico di Giustino e formula due nuovi principi mariologici: 1- della ricapitolazione (Ricapitulatio);  2- della ricircolazione (Ricirculatio), e cioè, 1-Gesu' Cristo - Adamo; 2- Maria-Eva.
Come si vede,  il primo nominato è sempre quello positivo. Spiegati teologicamente, i due principi significano che, come Gesù Cristo, nuovo Adamo, con la sua obbedienza al disegno salvifico del Padre ricapitola l'antico Adamo, disobbediente e, perciò, primo peccatore, così Maria, con la sua obbedienza, è diventata causa di salvezza del genere umano; mentre Eva, con la sua disobbedienza, era diventata causa di morte per  sé e per il genere umano. Maria, quindi, rimette in circolazione la vita divina.
Il significato soteriologico è che l'inizio della Storia della salvezza è segnato dal peccato, introdotto dalla disobbedienza della prima coppia,  Adamo-Eva; ma la forza di questo peccato è annullato, nella pienezza del tempo,  dalla venuta del Figlio di Dio, Gesù, incarnato nel seno della Vergine Maria, che, con il suo sì, rende possibile questo evento-mistero.
Come ben si vede, fin da subito nella Chiesa è stato colto il profondo legame, esistente tra Gesù e sua Madre, Maria;  per cui, parlando del primo, non si poteva non parlare anche della seconda!  
Il pensiero mariano di Giustino e di Ireneo di Lione rimane solo come testimone dell’evoluzione della Mariologia, per cui è conosciuto solamente dai pochi studiosi della stessa e non feconda la vita del popolo cristiano, non diventa vissuto e nutrimento di tutta la Chiesa? Al contrario, è una riflessione che ricade su tutta la Chiesa!   Dalla Teologia mariana alla Liturgia: qui la riflessione dei due PP. viene tradotta in preghiera dalla Chiesa.  Infatti, nel Prefazio II A  di Avvento [cos’è il Prefazio] si dice: “...Come dall’antico avversario [il serpente-diavolo] è venuta la rovina del genere umano, dalla Figlia di Sion [la Vergine Maria] è nato Colui che ci nutre con il pane degli angeli...La Grazia che Eva ci tolse ci è stata ridonata in Maria...”. Sono mirabilmente condensati in una frase, quasi un versetto poetico (che si impara a memoria!), il parallelismo (antitetico) Eva-Maria e i due principi della ricapitulatio e della ricirculatio.

Ma ci sono  anche altri due modelli, conosciuti da sempre, ma rivalutati solo di recente come modelli interpretativi della figura della Madre di Dio. Essi sono il:
8)  Modello poetico (comprende soprattutto, ma non solo, gli scrittori di inni, tra i quali sono da ricordare:  Efrem il Siro, 306-373; Aurelio Prudenzio, 348- post 405; Romano il Melode + 560 c.a.; Venanzio Fortunato, nato a Valdobbiadene, + 630 c.a. ).
9)   Modello culturale iconografico, sempre foriero di sorprese interessanti (Due esempi:  1. nel 1955  Padre Bugatti fece una scoperta archeologica,  in quella che la tradizione indica come casa di Maria a Nazareth,  di graffiti su di una parete con scritto: “ Ke Maria, K [air] e, Maria, cioè: Ave, Maria”, datati II- III sec d.C., e riportanti le  prime parole del saluto dell'angelo,  che diventeranno,  nel corso dei secoli, la preghiera mariana per eccellenza (vedi Lc 1- ).  L'iscrizione poi continua così:  (prostrata sotto il luogo santo di M[aria], subito scrissi lì [i nomi], il simulacro ornai di lei). Dunque, la casa di Maria è già diventata un santuario, probabilmente il primo santuario mariano di tutta la cristianità, nel quale si venera sia il luogo, santo, sia la statua della Vergine, che viene rivestita e adornata di fiori e di preghiere!! 2. della metà del III sec., invece, è la più antica preghiera mariana codificata, il Sub tuum praesidium: “sotto la tua protezione ci rifugiamo, o Santa Madre di Dio, [nelle necessità] non respingere le nostre suppliche, o sola pura, o sola benedetta”.  Nel 1917,  in Egitto,  è stato scoperto il papiro, dove era contenuta la preghiera, papiro che si chiama 470,  è conservato in Inghilterra, nella Collezione John Rylands,  ed è stato  pubblicato nel 1938:  è stata, cioè, trovata la base scritturale di una preghiera, che la Chiesa conosceva da sempre oralmente, perché tramandato dalla tradizione liturgica e orante.

Sono queste, dunque, in sintesi, le fondamenta della Mariologia, gettate durante l’Età Antica della Chiesa, che hanno poi tracciato il cammino alla lode e alla riflessione mariane dei secoli successivi. Con esse abbiamo toccato un po’ tutte le questioni principali che riguardano questa disciplina: dalla Scrittura al Magistero, dal Dogma alla Teologia, dalla preghiera all’iconografia, all’innologia, all’arte in genere, cui vanno aggiunti, per gli ultimi cento anni, i mezzi audio-visivi (cinema, televisione, computer, tecnologia digitale, ecc...).  Otto (+ 1) ambiti, che avranno sempre una grande influenza nelle epoche storiche successive, che, pertanto, diventano anche le epoche della Mariologia.
In ogni caso, per le Conclusioni di questa importantissima Età storica della Chiesa, e quindi anche della Mariologia,  leggi alle pp. 150-152 del testo di riferimento per il corso.

2. Il medioevo, o età di mezzo (476-1492) 

Nella caduta dell'Impero Romano non viene solo deposto l’ultimo imperatore, Romolo Augusto, ma avviene anche il naufragio di tutta la cultura classica greco-romana (le opere rimaste sono circa 800,  tramandate dai monaci copisti).
Per De Fiores il Medioevo parte dal 604, anno della morte del papa Gregorio Magno. Ha un suo valore, interno alla Chiesa;  io, tuttavia, conservo la divisione storiografica tradizionale.
La definizione di Medioevo è stata usata per la prima volta dagli Umanisti nel 1400, in senso dispregiativo: infatti, il suo significato letterale è “Epoca di mezzo” (situata, cioè, tra l’ Epoca classica antica greco-romana, ritenuta un faro di altissima civiltà,  e l’Epoca nuova degli Umanisti=Homines Novi, ricreatori della Civiltà classica); pertanto, sarebbe, a loro dire,  un' epoca di transizione con significato assolutamente negativo, e ancora oggi è considerata tale.
Oggi, comunque, si sta rivalutando  il Medioevo, perché si pensa ad esso come a un'epoca culturale in sé stessa compiuta, con pregi e difetti; come a una  tappa storica della Chiesa importante, anche se  non l'unica tappa e forse neanche la migliore. Il Medioevo, dunque, non va visto solo dal punto di vista cronologico, ma anche, e soprattutto, da quello della sua unità culturale, religiosa, sociale, e delle realizzazioni per l'umanità. All’opposto di questa linea di lettura equilibrata ci sono i così detti laudatores temporis acti, cioè gli  esaltatori del tempo passato, per i quali il Medioevo è l’epoca cristiana per eccellenza, ineguagliabile nel suo essere cristiana.  

Cronologia del Medioevo:
- Alto Medioevo (dal tedesco Alt =vecchio ): 476-1050 (i secoli monastici)
- Pieno Medioevo/epoca d'oro/apogeo/Medioevo centrale:  1050-1200 (costruzione delle cattedrali gotiche e nascita delle Università [diffusione del latino])
- Basso Medioevo/Tardo Medioevo/Ultimo Medioevo: 1300-1492  (caratterizzato dalla peste che arriva in Europa [1347], la Devotio moderna).
Nell'ultimo periodo del Medioevo nasce il concetto di ateismo (la non esistenza di Dio): nel XIV sec. i primi occhiali-il primo orologio meccanico-le campane- le prime esplorazioni marittime da parte dei Portoghesi, i primi boxers (i mutandoni del nonno). 

Per la storia della Chiesa:
dal 1400 al 1648 (pace di Westfalia) periodo o Età delle Riforme (HUBERT JEDIN,  gesuita 1900-1980 e DELIO CANTIMORI [1904-1966] hanno coniato la definizione delle Età delle Riforme):
1- Riforma cattolica (XV-XVI )
2- Riforma protestante (1517)
3- Concilio di Trento (1545-1563).

Caratteristica del Medioevo è il feudalesimo: dal IX al XII sec.(feudo,  appezzamento di terra che il signore dava al suo subordinato di fiducia, il vassallo, dal germ. gwass,  che gli aveva fornito aiuto in guerra; in epoca romana era detto “cliente”, cioè elettore, ma anche  sostenitore  [supporter]). 
Il Medioevo non è una categoria storica solo europea, ma anche universale, per cui abbiamo:

1- Medioevo cinese, dal 450 a.C al 221 a.C.,  o Periodo degli Stati combattenti, quando la Cina era divisa  in tanti Stati, in lotta fra di loro (Epoca di mezzo, perchè sta tra l'Epoca detta delle primavere e degli autunni,  con la vita e l’opera di Confucio = Maestro Kong, dal  700 a.C. al 454 a.C.,  e l’ Epoca dell’Impero cinese unificato,  dal 220 a.C al 1911).

2- Medioevo nipponico, dal 500 ca. d.C-al 1867 d.C.: i sovrani più antichi del Giappone probabilmente furono solo re e solo con re Keitài (507-531 d.C.) essi divennero Tenn-ō, cioè Imperatori, sul modello dei sovrani cinesi. Con Keitài, comunque, i sovrani giapponesi, da mitologici,  diventano personaggi veramente storici.
Durante il feudalesimo giapponese il potere effettivo è nelle mani dello Shō-gūn (comandante supremo), capo del clan che in quel momento ha la supremazia sugli altri clan, per cui il feudalesimo è denominato anche Shogunato, o Epoca dello Shogunato. L’imperatore è tale solo di nome e mantiene solo i suoi poteri religiosi, perché resta,  comunque,  il capo della religione tradizionale dello Shintoismo, di cui è il primo sacerdote (Shin-tō [sino-giapponese] e Kami-no-michi  [giapponese]  = la Via degli dèi, chiamata così  in opposizione a Bu-tsu-dō = la Via del Buddha).
Nell’Epoca dello Shogunato si diffonde in Giappone il Buddhismo, favorito anche dagli Shōgūn per contrastare appunto la funzione imperiale-sacerdotale del sovrano. Si ha allora il così detto Ryōbu  Shin-tō, o Shintoismo bivalente.
L’epoca dello Shogunato è divisa in varie epoche o periodi, che in genere prendono il nome dal clan, o famiglia aristocratica, predominante al potere, o dalla capitale.
1. 700-1000 d.C.ca : epoca  [della famiglia]  Fujiwāra  (la capitale è Nāra)
2. 1185-1333: epoca  Kamakūra (capitale), inaugurata dal capoclan, il generale Minamōto Yoritōmo, che nel 1192 ufficializzò l’incarico di Shōgūn, paragonabile all’attuale primo ministro, però con più potere.
3. 1333-1573: epoca [della famiglia] Ashikāga. Imperversano le guerre civili, conclusesi con l’ascesa al trono imperiale del gen. Oda Nobunāga, cui succedette Toyotōmi Hideyōshi nel 1582 e fino al 1598  [i tre unificatori]. Da questa data prende il potere lo Shōgūn Tokugāwa Ieyāsu.                                                     
4. 1603-1867: epoca Tokugāwa o periodo Edo (il castello dei Tokugāwa). Nel bene e nel male l’epoca Tokugāwa è tra i più importanti periodi storici giapponesi, prima dell’epoca moderna.
Dopo il 1867: l’imperatore Meiji (1866-1912) pone fine per sempre allo Shogunato, sconfiggendo la famiglia Tokugawa. Abolisce le classi feudali, riporta tutto il potere nelle mani dell’imperatore, proclama lo Shintò  religione ufficiale dello Stato in opposizione al Buddhismo, porta la capitale a Edo, che dal 1869 si chiama Tokyo (capitale del Nord, in contrapposizione a Kyoto, capitale del Sud, dove risiedeva l’imperatore), apre il Giappone alla cultura occidentale e inizia l’industrializzazione del Paese.
1946: viene abolito ufficialmente il culto all’imperatore che non è più divino. Fino al 1989 è            imperatore  Hirohito [1901-1989]: è anche il primo imperatore costituzionale della storia giapponese.

3- Medioevo ellenico, dal  1150 a.C. al  850 a.C., è il periodo nella storia della Grecia antica, che si apre con l'invasione dei Dori e la fine della civiltà micenea,  e si prolunga fino alla nascita delle poleis e all'età di Omero (circa dal XII al VIII secolo a.C.).

4- Medioevo africano, ante 1500 d.C.,  il Regno del Ghana dal 700 al 1000 vive l'età dell'oro del medioevo africano; l'Impero del Mali, fondato nel 1200 circa, sottomette tutta l’Africa occidentale, e ad esso segue l'Impero Songhai, che nasce al termine di questo periodo.

5-  Medioevo indiano, dal 600 al 1500 d.C., durante il quale nella regione si diffusero le tre grandi religioni asiatiche: induismo, buddhismo e islàm. Nonostante i disordini politici, ebbe luogo un’alta fioritura civile nelle arti, nella letteratura e nella filosofia.

Anche se il Vangelo ha molto da dire in ogni epoca storica, nel Medioevo non c'è molto da dire di nuovo sulla Mariologia. Dal punto di vista della dogmatica mariana si riprende ciò che l'Età antica,  sopratutto nell’Epoca patristica, aveva elaborato circa Maria. Tuttavia, si verifica un fatto importante: con il Medioevo il baricentro della venerazione a Maria  (n.b.: molti lo chiamano culto;  si può parlare di culto a Maria,  purchè non si intenda culto di latrìa = adorazione, perchè questo è riservato solo alla Trinità;   meglio culto di doulìa = venerazione, riservato alla Vergine e ai Santi)  si sposta dai fondamenti biblico-dogmatici all'esperienza della pietà popolare, alla letteratura, all'arte, al linguaggio contemporaneo di allora. Ovvero,  nel discorso su Maria non si fa più dogmatica,  ma pietà popolare mariana:  la Mariologia da speculativa diventa celebrativa, da intellettuale a esperienziale-laudativa (lode in onore di nostro Signore; la Vergine nel Medioevo verrà chiamata Nostra Signora,  in latino Domina Nostra), con preferenza dell'aspetto miracolistico e devozionale-popolare (questo spostamento del baricentro della Mariologia si nota già nell'Alto Medioevo ed esploderà nell'epoca d'oro,  il  XIII sec.).
Quali sono i motivi di questo spostamento? Con la caduta dell'Impero romano, al suo posto si insediano le popolazioni dei Regni romano-barbarici (Visigoti, Goti, Vàndali,  Burgundi, Franchi, Bàvari, Germani, Longobardi), tribù di analfabeti e senza cultura scritta, che travolgono la società acculturata romana; ciò comporta un cambiamento anche per il Cristianesimo,  che da urbano (città) diventa rurale (campagna).  Alla urbs=città, succede infatti  l’ager=campo;   alla città succede la campagna: si passa cioè dell'urbanesimo dell'Impero romano alla ruralizzazione della società alto medioevale europea. In secondo luogo, la vita religiosa all'interno della Chiesa è prevalentemente monastica (resterà tale fino al XIII sec.,  quando compariranno i primi Ordini dei Frati mendicanti) e i monaci rappresentano la cultura, la scuola, l'agricoltura, l'economia, i centri vitali della società post-imperiale romano-germanica. 
Questo tipo di vita religiosa copre i secoli dal V al XII in maniera così capillare, che sono detti perciò anche i secoli monastici (accanto al parroco e al vescovo l'altro clero era composto solo da  questi ordini religiosi monastici). In questo contesto di transizione da un’epoca storica a un’altra,  e del tramonto di una civiltà e del sorgere di una nuova, ai monaci non interessava tanto la figura di Maria, quanto piuttosto l'applicazione della Regola di S. Benedetto (l’ora et labora).  

Modelli interpretativi della Mariologia nel  Medioevo
In questo periodo storico vengono creati i seguenti modelli interpretativi.

1) Modello carolingio, da Carlo Magno (742-814). Nel 771 Carlo diventa re de Franchi e dal 800 al 814 imperatore del Sacro Romano Impero (Sacro perché, con l'appoggio del papa, intende resuscitare l'Impero romano sotto la protezione della religione cristiana: durerà dal  814 al 962, quando Ottone I (Ottone I di Sassonia, detto Ottone il Grande,  [23 novembre 912-7 maggio 973], fu duca di Sassonia, re di Germania dal 936 e Imperatore del Sacro Romano Impero dal 962) cambierà la denominazione  in Sacro Romano Impero della nazione germanica).
Carlo Magno attua una politica religiosa e culturale di riforma e di rivitalizzazione della società, che va sotto il nome di Rinascenza,  o rinascita,  carolingia (in latino Renovatio Imperii), risveglio e fioritura culturale dell' Occidente,  che non solo era diventato rurale,  ma anche civilmente rozzo, che interessa le istituzioni sociali, la riforma della Chiesa, la riforma della giustizia, così come fu importante anche la rinascita della cultura con la fioritura dell'architettura, della filosofia, della letteratura e della poesia.   Inoltre, Carlo Magno fa elaborare il tipo di scrittura detta “minuscola carolina”, dalla grandezza dei caratteri usati per scrivere,  che sarà ripresa successivamente da Guttemberg (1450) come carattere base della neonata stampa e che è presente ancora oggi nei nostri libri.

Carlo Magno ha obbiettivi nobili e ha la capacità di  individuare le persone giuste da preporre ai vari settori della società del suo tempo; e anche se non sa ne' leggere,  ne' scrivere ed è molto autoritario, tuttavia è seguito da persone culturalmente preparate e fedeli. Tra queste ci sono:
- Paolo Diacono  (longobardo, 720/730-797/799), che  viene chiamato a corte da Carlo e scrive la  Historia Langobardorum (Storia dei Longobardi); Alcuino di York (730-804),  monaco benedettino, introduce molte novità nella liturgia della messa  ed è a capo di tutte le scuole dell'Impero; 
- Paolino di Aquileia (730/740 – 802);  Pascasio Radberto (+ 860/867); 
- Ratramno di Corbie (800 c.a.- 870 c.a.);
- Beda il Venerabile  (673-735),  monaco inglese e autore della celebre, storiograficamente parlando, Historia gentis Anglorum (Storia del popolo degli Angli [da cui Inglesi]);
- Ambrogio Autperto (? - 784), per non citare che i più famosi.
Questi non sono solo i fautori della Rinascita carolingia, ma sono anche i maggiori teologi dell'Alto Medioevo e, nei loro scritti, ritroviamo le tematiche tradizionali, riguardanti la Vergine Maria,  e cioè:
1) Maria Madre di Dio (Theotokos)
2) Verginità perpetua di Maria  (qui si distingue Pascasio Radberto)
3) Immacolata Concezione di Maria (il primo a parlarne è  Beda,  poi Pascasio)
4) L'Assunzione di Maria (Ambrogio Autperto).

Per quanto riguarda l'Immacolata Concezione è S. Agostino (+ 430), che pone le premesse per la formulazione di questo dogma, ma in senso negativo, in quanto non crede all'Immacolata Concezione,  perché sostiene che tutti sono raggiunti dal peccato originale (eccetto ovviamente Gesù Cristo): dunque,  S. Agostino è anticoncezionista. Il suo pensiero  sarà ripreso da Beda il Venerabile, il quale,  parlando della santificazione di Giovanni Battista nel grembo della madre, non affronta direttamente la questione dell'Immacolata Concezione,  ma indirettamente, a fortiori: se la santificazione è avvenuta per Giovanni,  si può dire che è avvenuta anche per la Vergine Maria. Successivamente, Pascasio Radberto affermerà che non solo è conveniente  l’a fortiori di Beda, ma è anche razionale e ragionevole, ponendo così  le basi per la formulazione del dogma dell'Immacolata Concezione. Tuttavia, bisognerà aspettare 1000 anni,  perché su di esso la Chiesa  non si troverà sempre tutta  d'accordo.
Per quanto riguarda invece l'Assunzione, Ambrogio Autperto afferma che Maria non è stata deposta nella tomba, non ha cioè conosciuto la corruzione del sepolcro, ma è stata portata direttamente in cielo, affermazione che sarà poi ripresa da Pascasio e confermata nella sua definizione.
Riassumendo, possiamo, dunque, dire che nell'Alto Medioevo vengono individuate le premesse per due nuovi dogmi mariani, l'Immacolata Concezione e l'Assunzione della Vergine Maria.

2)  Modello della teologia monastica (termine introdotto da Jean LeClerk nel 1946). Domina i secoli XI-XII: la sua caratteristica principale non è la teologia razionale, basata cioè sul ragionamento, ma quella allegorico-simbolica. La teologia monastica sviluppa soprattutto la preghiera e la lode alla Vergine, contenuta  principalmente nei Sacramentari (i messali dell'altare) e nelle preghiere personali. Oltre a ciò, dal secolo X prende piede il Mariale, allo stesso tempo raccolta di miracoli, componenti poetici, sermoni, formulari liturgici.
La teologia monastica è molto sviluppata  nell’omiletica ad opera di vari autori,  il più eccelso dei quali è Bernardo di Chiaravalle (+1153),  fondatore dei monaci cistercensi (dal nome latino, Cistercium, dell'abbazia borgognona di Citeaux),  che sono una riforma dei monaci benedettini. Bernardo è un giovane della fine dell’XI secolo, nobile, credente,  che si converte e fonda l'Ordine monastico, di cui è la stella polare, che si espanderà in maniera fulminea sotto la sua direzione (500-900 abbazie). Per questa sua benemerenza, egli sarà anche consigliere di papi e imperatori;  è sotto la sua tutela che nascerà l'ordine dei Templari, con la Regola da lui rivista.
Altro elemento della teologia monastica è la sua inculturazione nel feudalesimo (concezione piramidale della società, con  al culmine il re o l’imperatore, alla base il popolo), applicato a Maria:  in alto Gesù Cristo,  in mezzo Maria e alla base la Chiesa. Maria, dunque, fa da tramite tra il popolo e Gesù Cristo. Nasce così il termine Maria Mediatrice (o advocata), entrato poi nella Mariologia;  le parole “domina” (titolo dato alla moglie del signore),  “serva”, “riconciliare”, “Mediatrice”, “Avvocata” (colei che rappresenta il fedele presso Gesu' Cristo); l’espressione latina “commendare“, da cui commendatio (sui), ovvero essere disponibile, darsi totalmente a Nostra Signora.  Sono parole tipiche del linguaggio feudale, che esprimono il legame personale di dipendenza vassallatica dell'uomo libero da un signore a lui superiore. Tradotto nelle categorie dell’ambito religioso,  il signore è Dio,  il suo servo è la persona, Maria è l'intermediaria perchè fa da collegamento tra il servo e Dio. Artefice di questa trasformazione del linguaggio mariano è Bernardo di Chiaravalle ed è colui che inserisce la terminologia feudale nel “culto” mariano, oltre che essere l'ultimo grande esponente della teologia monastica.
San Bernardo è contro l'Immacolata Concezione:  lo afferma  nella Lettera  174,  mandata ai canonici della cattedrale di Lione, nella quale  riprende ciò che aveva sostenuto S. Agostino.
Altro esponente della teologia monastica è Ruperto di Deutz  (+1129-1130): autentico rappresentante della teologia monastica,  che privilegia il simbolismo e l'allegoria, difende il dogma della Maternità divina di Maria, chiama Maria nuova Eva, è contrario all'Immacolata Concezione e riprende il parallelismo Maria-Chiesa.
I Miracoli  (Miracula = racconti): il  primo scrittore che ne fa un elenco è  1. Gregorio di Tours (Francia,  + 594), che scrive il  “De Gloria Martyrum” (La gloria dei martiri),  detto anche Libro dei Miracoli (ne racconta otto).  2. Eutichiano, greco,  patriarca di Costantinopoli, che, nel VII sec., scrive in greco la “Legenda Theophili”  (cose da leggersi, istruttive), che sarà tradotto in latino da Paolo Diacono:  è il racconto di miracoli più conosciuto nel Medioevo,  e questi due scritti hanno contribuito,  più di mille omelie,  ad aumentare la fiducia del popolo nella Vergine Maria. Poiché chi sapeva leggere, leggeva per chi non sapeva,  in questo modo hanno avuto una diffusione enorme in Occidente.  Oltre a questi due vanno ricordati anche 3. Beda il Venerabile, che, nel suo racconto del chierico romano,  obbligato a sposarsi, dice che gli compare la Vergine. 4. Oddone di Cluny (Le Mans, ca. 878-Tours, 18 novembre 942), che  racconta del giovane ladro a cui compare in carcere Maria e gli predice la data della sua morte e così avverrà.
Queste sono le origini dei racconti di miracoli,  che infondono molta fiducia nella Vergine da parte del popolo cristiano e che conoscono una larghissima diffusione per tutto il Medioevo. E che hanno, tra l’altro, il pregio di offrire un po’ di cultura al popolo analfabeta.

3) Modello della teologia scolastica (XII-XIII sec.),  da “scolae” = universitates. Gli inizi della theologia scolastica sono dovuti ad Abelardo (Pietro Abelardo [francese: Pierre Abélard; Le Pallet, 1079-Chalon-sur-Saône, 21 aprile 1142], chierico amante di Eloisa, monaca), avversato da S. Bernardo, perché usava un metodo teologico diverso dal suo e anche perché libertino. Questo ultimo arrivato sulla scena della teologia, inventa la “quaestio” come metodo di spiegazione teologico, passando così dal simbolismo al metodo razionale per approfondire le tematiche teologiche. Nascono, su questa base,  le università medioevali, nelle quali si comincia a  insegnare  la teologia, usando il metodo creato da Abelardo. Nel XII- XIII sec. nascono le prime Facoltà di teologia.
La teologia scolastica non si insegna all'interno dei monasteri, ma solo nelle università pubbliche, contribuendo in questo modo a far perdere ai monaci il monopolio dell’insegnamento teologico. Uscita definitivamente dai monasteri, la nuova teologia, nella forma della Scolastica, raggiunge l’apogeo con la  “Summa Theologiae” di S. Tommaso, dei conti di Aquino, domenicano,  nato a Roccasecca nel 1225 e morto a Fossanova nel 1274; dopo Origene,  S. Tommaso è il più grande teologo di tutti i tempi. Con la teologia scolastica nascono anche nuovi Trattati teologici: il trattato di spiritualità e morale, di esegesi biblica, ovvero di spiegazione critica della Sacra Scrittura, e altri. Maria nella Teologia scolastica.
Innanzitutto, nel Medioevo Maria viene inserita nei Trattati di Cristologia e Soteriologia. Tutto comincia con Pietro Lombardo (nato nel 1100 a Lumellongo-NO  e morto a Parigi come vescovo nel 1160 c.a.), che scrive un’opera famosa,  che diventerà il Manuale di teologia fino a Martin Lutero, nel sec. XVI,  ed è intitolata “Sententiarum Libri Quatuor”, cioè i Quattro libri delle Sentenze o più semplicemente Le Sentenze (scritta tra il 1150 e il 1152). Nel libro terzo dedica a Maria 10 quaestiones, mentre nel libro quarto ne aggiunge altre 2: inizia così lo spazio, più o meno ampio,  che la teologia medioevale dedica a Maria (1 libro,  di Dio e della creazione; 2,  Gesù Cristo e la salvezza;  3,  I misteri;   4,  I sacramenti, nel quale viene redatta,  per la prima volta nella Storia della Chiesa, la lista dei 7 sacramenti come li conosciamo oggi).
Pietro Lombardo è così importante nel passaggio dall’Alto Medioevo alla Modernità,  che è l'unico teologo a essere citato in un Concilio Ecumenico (la prassi canonica è di non citare nessun teologo nei documenti conciliari,  perché essi  sono frutto della discussione dei vescovi).
S. Tommaso, nella sua Summa, ne segue l'esempio, trattando di Maria in 11 quaestiones, inserite nel Trattato sull’Incarnazione: l’Aquinate non crede nell'Immacolata Concezione, per lui Maria è Madre di Dio,  sempre Vergine; piena di grazia sin dal seno materno, ma non immune dal peccato originale, assunta in cielo con l'anima e il corpo (affermazione sostenuta per la prima volta) e deve essere venerata con culto di iperdulìa (riservato ai santi). Tuttavia, nel suo complesso, la Teologia medioevale, si occupa poco di Maria.
La grande questione intorno a Maria,  che si sviluppa a partire dal XIII sec.,  è l'Immacolata Concezione;  fin da subito in seno alla Chiesa si fronteggiano due correnti teologiche, dette Scuole (nel senso di correnti di pensiero): la prima quella domenicana, che non sostiene l'Immacolata Concezione; l'altra, quella  francescana, che invece la difende. Le due Scuole teologiche si affrontano a colpi di trattati, scritti e anche insulti,  al punto che a volte devono intervenire i papi per placare le contese. I domenicani  sostenevano che anche Maria è stata concepita nel peccato, come tutti gli altri, e solo in seguito, in vista della nascita di Gesù, è stata resa Immacolata; i francescani non erano d'accordo, perché affermavano che, già dal momento del concepimento, Maria  è stata esentata dal peccato. Attribuendole il titolo di Immacolata Concezione, per i domenicani e S. Tommaso sorgeva una questione di tipo cristologico/soteriologico, in quanto, Essa, con tale titolo, diventava una divinità uguale a Gesù (le stesse critiche che avrebbero sostenuto successivamente i protestanti con Lutero). Per i francescani e la pietà popolare, invece, tutto ciò era una questione poco rilevante (Pio IX poi nel 1854 proclamerà il dogma). Il Vaticano II darà ragione, a posteriori,  ai domenicani: Maria è una creatura umana, storica, non una divinità, è redenta da Gesù Cristo nel suo concepimento in vista della Incarnazione di Lui.  
4) Modello del tardo Medioevo (XIV–XV sec.), è il tramonto della civiltà medioevale. In questo periodo sussiste sempre la discussione sull'Immacolata e sull'Assunzione, mentre, a livello di Chiesa,  si ha più a cuore la Maria miracolosa, quella popolana e popolare. La devozione mariana perciò si dibatte tra spiritualità popolare e critica teologica. Il tardo Medioevo è anche il periodo della così detta Devotio Moderna (spiritualità a livello popolare, contesta la Teologia scolastica; la sua massima espressione è l'operetta “Imitazione di Cristo”,  che, con 3000 edizioni, dopo la Bibbia, è il libro cristiano più pubblicato [etimologia di moderno: da “ modus” del tardo latino, che vuol dire ora, di oggi, di questi tempi, e la desinenza “ernus “, che significa appartenenza a/ appartenente a ora – pertanto, Devozione moderna significa devozione dei nostri giorni]). Questa nuova spiritualità nasce in Olanda (Gerard Groote,  padre della Devotio Moderna) e  rappresenta il riconoscimento ufficiale, a livello di Chiesa,  della spaccatura tra la teologia ufficiale e il modo popolare di pensare.
E’ basata sull'imitazione di Cristo: Cristo cioè non è oggetto di speculazione,  ma di imitazione. Si approfondisce così la spaccatura definitiva tra l'aspetto intellettuale della fede e l'aspetto esperienziale della stessa, dove l'aspetto intellettuale è espresso dai teologi, dai grandi pensatori cristiano-cattolici,  mentre quello esperienziale è dato dalla fede vissuta dal popolo. Per S. Tommaso l'alta teologia, la conoscenza di Gesù è un fatto anche razionale, cognitivo, intellettuale; per il popolo è un fatto di imitazione, di vicinanza (quello che ha patito Gesù lo ha patito anche il fedele, etc.: quindi,  il fedele si identifica con l'umanità di Gesù. Imitazione come identificazione con). Questa spaccatura non si è mai più rimarginata e sussiste ancora oggi. L' “Imitazione di Cristo“ è divisa in 4 libri: secondo la critica testuale attuale originariamente erano 4 libri separati e solo in seguito, nella prima metà nel 1400, sono stati riuniti assieme. In nessun titolo compare mai il nome di Maria e non ci si riferisce mai a lei; ci sono due  brevi citazioni nel libro IV, ai capp. 2 e 17. Ciò significa che l'opera si disinteressa di Maria,  pur intendendo fondare una nuova spiritualità dei cristiani,  soprattutto popolare (alle altezze intellettuali della Teologia scolastica succede una decadenza della stessa: quelli che vengono dopo S. Tommaso sono dei semplici ripetitori, la reazione del popolo è quindi di creare una nuova spiritualità,  la Devotio Moderna appunto).
A livello di popolo Maria viene pregata e contemplata; in questo periodo ci sono due linee di sviluppo della Mariologia popolare: da una parte si esplicita il gusto popolare della ricerca curiosa di particolari riguardanti la vita di Maria; dall'altra, a livello liturgico popolare si moltiplicano gli uffici speciali,  associati a ogni momento della vita di Maria.
 Sul piano della predicazione si ha lo sviluppo del sermone, che non è l'omelia come la conosciamo oggi.  Il sermone era una composizione oratorio-letteraria nel senso che, prima veniva proclamato in chiesa e poi veniva dato alle stampe;  il luogo del sermone era il pulpito, posto al centro della chiesa, perché tutti i fedeli potessero udire bene, non essendoci allora i microfoni nelle chiese come oggi;  ed era composto di tre parti: il prologo,  l'esposizione del tema, l'epilogo, cioè la conclusione; nell'esposizione venivano usate le cosi dette “autorità” per provare le affermazioni che l'oratore faceva (le autorità sono: Sacra Scrittura, Padri della Chiesa, Magistero della Chiesa: concili, papa,  vescovi). Il sermone proclamato in chiesa, o nelle piazze,  era una vera e propria lezione di teologia,  ma forniva anche  notizie,  come un ufficio informazioni,  e durava 1 o 2 ore. San Bernardino da Siena (+1444) scrive un Trattato sulla Beata Vergine,  titolo non vero,  perché, in realtà,  si tratta  di 11 sermoni per le feste mariane. Bernardino da Busto (+1513 ca.) pubblica, nel 1493,  un Mariale,  una raccolta di sermoni per le feste mariane, che avrà moltissimo influsso sui predicatori mariani del tempo.
Nel XV sec. la devozione popolare perfeziona la preghiera dell' Ave, Maria  (fino al XVI sec. inoltrato l'Ave, Maria era composta solo dalla prima parte e, fino al 1444, terminava con l’espressione ”e benedetto il frutto del tuo seno”;  poi per l’influsso di San Bernardino da Siena, che era molto devoto del nome di Gesù  [il cui monogramma, un sole con i raggi, con al centro IHS, che significa in greco Jèsus]  lo si vede dipinto in molte chiese e anche nell'ostia), venne aggiunto “Gesù”, mentre la seconda parte dell'Ave, Maria sarà introdotta nel  XVI sec.
Il Rosario deriva il nome dalle rose,  perché nel  Medioevo era in uso incoronare le statue di santi e madonne con corone di rose: in ambito monastico i Cistercensi dalla corona di rose sono passati alle corone di preghiere;  le prime corone non erano composte di Ave Maria, ma di Padre Nostro. Nel XIII sec. questa pia pratica fu ripresa da San Domenico, ma il grande perfezionatore del Rosario fu, nel XV sec., il beato Alano della Rupe, francese, che gli diede la forma definitiva, che è poi l’attuale: i 15 Misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, intercalati da un Padre Nostro e 10 Ave, Maria. Nel 2000 Giovanni Paolo II ha introdotto, oltre ai 15 tradizionali, anche  altri 5 misteri, quelli della luce, da recitarsi il giovedì.

Epoca moderna  (1492-1789)

La Modernità (o Epoca nuova) non è una definizione teorica di un'epoca storica o un concetto, ma un modo di essere, una civiltà vera e propria. Non è riconducibile a un'unica caratteristica, perchè è un'epoca storica complessa, anche se a volte viene identificata con l'Illuminismo (centralità della ragione), per cui Modernità e Illuminismo spesso sono diventati sinonimi; invece la Modernità è anche Illuminismo, ma non solo.
Molto si è discusso, e ancora si discute, sui suoi inizi. Io seguo la periodizzazione classica del 1492, la scoperta del Nuovo Mondo (le Americhe). C’è da aggiungere che tanti autori fanno partire la Modernità con la Riforma di Lutero (1517); altri la definiscono a partire da Nicolò Copernico (in latino medievale Nicolaus Copernicus, in tedesco Nikolaus Kopernikus, in italiano Niccolò Copernico; Toruń, 19 febbraio 1473-Frombork, 24 maggio1543), canonico della Cattedrale di Cracovia, Polonia, e la sua opera De Revolutionibus orbium coelestium, pubblicata postuma nel 1547, che dà inizio alla rivoluzione copernicana, o  rivoluzione scientifica, che, con Galileo Galilei, si sviluppa, partendo dal cielo, dall'astronomia, e continuando poi nella medicina (microscopio inventato nell’anno 1600). [Pagg. da 211 a 219 del DE FIORES: non sono d'accordo con la nota 1, perchè non è vero che la parola moderno comincia nel V sec., dopo la caduta dell'Impero romano;  si trova per la prima volta nella Devotio moderna e deriva dal tardo latino del V sec.,  che unisce le due parole modus=attuale e  ernos=appartenenza]. In ogni caso, in quest’epoca l'uomo si identifica con l'io nella sua centralità nell'universo: se  nell'Antichità e nel Medioevo la realtà è centrata su Dio e tutto ruota intorno a Lui (allora non esisteva  il concetto di ateismo), con la Modernità Dio non scompare, ma al centro dell’universo viene messo l'uomo/l'io: ecco perchè si chiama anche Epoca nuova, perché  essa opera un capovolgimento di prospettiva, per cui la realtà è percepita a  partire da sé stessi, anche se, in senso stretto, essa, comunque,  non è contro Dio.
Di questa Epoca nuova abbiamo tre periodi: il  XVI sec. (1500) che, a livello politico e sociale, vede tramontare l'impero universale europeo e vede affermarsi l'idea degli Stati nazionali, la cui esistenza viene consacrata dalla Pace di Westfalia (regione della Germania, 1648),  che costituisce anche la definitiva spaccatura della Chiesa Occidentale in Chiesa Cattolica,  che rimane fedele alla comunione con Roma,  e la Chiesa Protestante, detta anche Chiesa evangelica,   iniziata a partire dal 1517 da Martin Lutero,  monaco agostiniano.  A sua volta,  dal XVI sec. in poi la Chiesa Protestante si suddividerà in decine di altre Chiese.
Il XVII sec. (1600), secolo della cultura barocca,  ma anche dei grandi filosofi come Spinoza, i grandi giuristi come Hobbes,  etc..., segna l'affermazione definitiva dello Stato nazionale e degli Imperi mondiali delle grandi potenze europee Francia e Inghilterra, mentre la Spagna, pur conservando il suo immenso Impero, è in fase di declino.
Il XVIII sec. (1700), è il secolo dell'Illuminismo, corrente filosofica che pone la ragione al centro dell' universo, opponendola alla fede, e della Rivoluzione Francese. Esso riprende il concetto di Medioevo e lo rafforza nella sua negatività,   per cui per l' Illuminismo il Medioevo diventerà sinonimo di fideismo e, quindi, di  oscurantismo:  da qui  scaturisce  un attacco continuo alla religione e l’affermazione che la religione è un'invenzione della mente umana. Dopo gli Illuministi, saranno  il Marxismo e il Comunismo ad affermare la morte della religione (Medioevo-Chiesa Cattolica = oscurantismo). Oggi è la così detta Post-Modernità triviale a difendere queste posizioni.
Il XVIII secolo è anche il secolo della Rivoluzione Francese (1789-1795), che  abolisce le Monarchie assolute, crea  gli Stati costituzionali, per cui i tre grandi poteri dello Stato vengono divisi:  al re spetta il potere esecutivo, al Parlamento il potere legislativo, alla Magistratura il potere giudiziario (i tre principi cristiani di  libertè,  egalitè,  fraternitè vengono così laicizzati).
Per quanto riguarda la Mariologia il '600 è il secolo della nascita del Trattato indipendente di Mariologia,  dove l’argomentare su Maria non è più formato dai sermoni,  ma da un ragionamento, da una trattazione logica, coerente e unitaria.  Il ‘600/’700 vede anche approfondirsi  il solco tra la pietà popolare mariana e la teologia mariana:  ci sono dei tentativi di conciliazione tra queste due grandi correnti,  il più famoso dei quali è quello di Ludovico Antonio Muratori (Vignola, 21 ottobre 1672-Modena, 23 gennaio 1750), che,   con la sua celebre opera Della Regolata Devozione della Vergine Maria, tenta una conciliazione tra l'espressività della pietà popolare mariana e quella del  secolo dei lumi,  cioè la ragione (fede e ragione). Tentativo che non riuscirà. Avranno più fortuna S. Alfonso Maria De Liguori (Napoli, 27 settembre 1696 -Nocera de' Pagani, 1º agosto 1787) e Luis Grignion De Montfort (Montfort-la-Cane, 31 gennaio 1673-Saint-Laurent-sur-Sèvre, 28 aprile 1716): a livello pastorale riusciranno a conciliare pietà popolare e Illuminismo.
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Modelli interpretativi della Mariologia nell'Epoca Moderna
1) Modello Umanistico-Rinascimentale (Maria, Madonna-Maria, dearum maxima = la più grande delle dee)
2) Modello Luterano- protestante (Cristo è l'unico Mediatore tra Dio e l'uomo e Maria viene inserita a forza nella Theologia  Crucis)
3) Modello Barocco (Maria è glorificata, potremmo dire,  esageratamente – Maria oggetto di studio sistematico – nascita del neologismo Mariologia – il 1° Trattato di Mariologia)
4) Modello Critico-Illuministico (nel 1700 si avvertono la reazione degli intellettuali e un’aspra critica alle esagerazioni popolari).

1- Sono due gli esponenti/elementi principali del modello Umanistico-Rinascimentale
a) Erasmo da Rotterdarm (+ 1536): 
- nelle sue opere critica aspramente le devozioni popolari mariane,  perché i devoti venerano Maria e poi offendono Gesù Cristo con il peccato;
- Maria non ha goduto la visione beatifica (del Paradiso) fin da questa vita,  perché anch'essa è una creatura;
- non è vero che Gesù Cristo in cielo obbedisce a Maria;
- il culto a Maria deve comprendere quattro elementi: Lode-Onore-Invocazione-Imitazione, il più importante dei quali è l'imitazione (modello di vita cristiana da imitare);
- Maria è la Madre di Dio (maternità divina) – è la Tutta Santa (Gesù ha santificato il corpo di Maria nella gestazione) – è modello di vita evangelica.
b) La poesia latina-umanistica e Maria
Ci sono giunti circa 1200 inni a Maria, composti  tra il XV e il XVI sec.,  che cantano la vita di Maria, attingendo dai Vangeli,  ma anche sopratutto dagli Apocrifi: concentrandosi sul parto e sul pianto,  ovvero sulla Maternità e su Maria ai piedi della croce, rendono Maria più umana,  più vicina alla gente. Insistono anche sull'Immacolata Concezione e sull'attività interceditrice. Il più grande esponente dell’innologia è Jacopo Sannazzaro (Napoli, 1457-Napoli, 6 agosto 1530), che scrive il poema De Partu Virginis (è sepolto proprio in Santa Maria del Parto a Mergellina).

2- Tre gli elementi principali del modello Luterano-protestante
a)  Lutero (nasce e muore a Eisleben,  1483-1546):  il pensiero di Lutero su Maria è incentrato sul fatto che Maria non partecipa all'opera salvifica di Cristo (la soteriologia è riservata a Cristo) e dire che Maria è Mediatrice per Lutero è un'eresia contraria a tutti i dogmi cristiani. Conferma che Maria è la Madre di Dio, modello di vita cristiana, è la Sempre Vergine (Verginità di Maria non vuol dire solo integrità fisica,  ma soprattutto Verginità cristologica: Gesù è nato nel suo grembo per opera dello Spirito Santo, nel suo utero non si è impiantato un seme umano), Piena di grazia, immune dal peccato originale, madre spirituale e interceditrice.  Nega l'assunzione in cielo e vuole combattere le deviazioni della pietà popolare. Nega le preghiere a Maria (Maria prega per noi,  ma noi non possiamo pregare Maria).  Nella Riforma rimuove tutte le immagini di Maria e conserva solo le feste mariane dell'Annunciazione, Purificazione e di Maria ai piedi della croce. Rimane celebre il suo commento al Magnificat (che fa parte della letteratura mariana anche cattolica), oggi stampatissimo anche dall’editorìa cattolica.
b) Sulla scia di Lutero c’è Zwingli,  riformatore di Zurigo (+1531):  nel 1524 introduce il Credo riformato a Zurigo, dando inizio anche ai primi scontri tra gli svizzeri, fedeli a Roma,  e quelli protestanti: da allora i Cantoni del Nord  sono protestanti, mentre quelli centrali,  compreso il Cantone di Schwitz (che dà il nome alla Svizzera),  rimangono cattolici.  Calvino (+1564) ha lo stesso pensiero mariano di Lutero. 
c) Giovanni Ecolampadio (+ 1531),  che è il più cattolico dei Padri fondatori protestanti: il suo pensiero è concentrato sui tre Sermoni Mariani (la cui costruzione letteraria è più lunga rispetto alla predica), pronunciati in un monastero di benedettini vicino a Basilea, nel 1520,  e stampati nel 1521. Per Ecolampadio Maria non è Mediatrice ed è  da escludere anche  dalla funzione soteriologica, così come esclude le preghiere a Maria e  critica le esagerazioni mariane della pietà popolare. 
Riassumendo,  Maria diventa elemento di divisione tra Protestanti e Cattolici, definiti dai Protestanti la Chiesa dei papisti, mentre i Cattolici, dal canto loro, impugnano Maria come diga antiprotestante, indicandola come Colei che frena e combatte tutte le eresie. [tutti il libri pubblicati nel 1500 si chiamano cinquecentine, quelli pubblicati dal 1450 al 1500 sono detti incunaboli].

3- Due  gli elementi principali del modello barocco: a) culto -  b) teologia
a) culto:
- durante il secolo c’è una grande diffusione dei libri mariani (esplode la stampa mariana)
- comincia la grande fortuna dei santuari mariani sia antichi che nuovi (dopo Concilio di Trento)
- fioriscono le Confraternite mariane (Rosario; dell’ Addolorata a partire dal 1666)
- nascono le Congregazioni mariane (insieme di laici che studiano nel collegio dei gesuiti)
- nelle Università si comincia a emettere il voto pro-Immacolata (la prima volta nel 1496, alla Sorbona di Parigi), per  difendere  l'Immacolata Concezione
- nel  1600 i re nazionali, a partire da Luigi XIII, consacrano la loro Nazione a Maria 
- il 27/05/1601  avviene la prima incoronazione di un'immagine di Maria, la “Madonna allattante alla steccata di Parma”, su iniziativa di Frà Girolamo da Forlì, cappuccino: dopo questa prima volta, diventerà abituale incoronare le immagini di Maria 
- nel 1636 il conte Alessandro Sforza Pallavicino fa un lascito al Capitolo Vaticano, perché incoroni le immagini di Maria 
- si sviluppa la devozione di Maria,  che prega per le anime del Purgatorio
- si diffonde la devozione alla Madonna del Rosario (nel 1478 viene fissato  il Rosario come è oggi)
- nel 1600 prende piede anche la devozione alla Santa Casa di Loreto.
b) Teologia, verso il Trattato mariologico –  le tappe principali:
1) FRANCESCO SUAREZ, gesuita, (1548-1617), nel 1584-85, commentando la “Summa” nelle sue lezioni di teologia, amplifica le questioni su Maria, da 11 a 23, unendole in  una trattazione completa,  pur essendo queste comprese nella sua opera principale I misteri della vita di Cristo. Suarez è il ponte tra la teologia dei secoli precedenti, dove il discorso su Maria era compreso nel Trattato dell’Incarnazione di Cristo, e i secoli successivi, quando si comincia a parlare di Maria fuori dai Trattati classici, dando inizio a   un Corso teologico nuovo;
2) PLACIDO NIGIDO, gesuita di Palermo (+1640), nel 1602 pubblica, in latino, la Summae Sacrae Mariologiae pars prima con l’intenzione di creare una nuova disciplina nell'area teologica, di cui inventa anche il nome, Mariologia appunto. Nasceva così un nuovo Trattato teologico,  indipendente dagli altri Trattati, la cui struttura e il cui nome saranno dimenticati per due secoli e mezzo e saranno  ripresi solo verso la metà del 1800, per avere un grande sviluppo fino al Concilio E. Vaticano II. Prima del Nigido, il discorso su  Maria era sempre intitolato  De Beata;
3) Un altro elemento, frutto della riflessione del  XVII sec., è il cosi detto “Principio Primo della Mariologia” (che altro non è che la Maternità divina): autore ne è DOMENICO PETAVIO, gesuita (+1652), che pubblica a Parigi, negli anni 1644-1650,  l'opera Theologicorum Dogmatum,  in quattro tomi. Nel libro XIV del Trattato “De Incarnatione” afferma che la Maternità di Maria è la fonte e l'origine di ogni grazia, che Dio ha concesso a Maria. Questa Maternità divina (Maria, Madre di Dio) contiene ogni altra cosa che riguarda Maria. Il Petavio opera un rovesciamento di prospettiva,  perchè tace sul fatto che la Maternità divina di Maria è essa stessa un dono (è cioè nell'ordine della Grazia), mentre afferma che è una prerogativa di Maria. Dopo di lui, la Maternità divina diventa il punto di partenza per ogni discorso su Maria da parte degli Autori mariani. Così facendo, fino al Vaticano II,  viene ignorata la Storia della Salvezza, secondo la quale la Maternità divina di Maria è una scelta da parte di Dio e un suo dono. 
4) VINCENT CONTENSON, domenicano (+1674), con la sua principale opera Theologia Mentis et Cordis (cuore), 2 volumi,  datata 1668-69, dà inizio alla così detta “Mariologia dei privilegi”: nel libro X,  intitolato “De Economia Vitae.... “ (L'economia della vita della morte e della gloria del Redentore), conia la parola Marialogia con poca fortuna però, perché non è ripresa da nessun altro Autore mariano, ad eccezione di un tentativo da parte del DE FIORES, ma anche questo senza esito. L'opera è basata sui privilegi mariani,  partendo dalla Maternità divina come privilegio (Mariologia dei privilegi, che avrà grande sviluppo fino al Vaticano II, annullata di fatto dal Capitolo VIII della Lumen Gentium,  interamente dedicato alla figura di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa).

Per quanto riguarda la Mariologia dei privilegi, c’è da sottolineare che la Vergine non è più vista come creatura umana (“Umile e alta più che creatura”, parole di  Bernardo di Chiaravalle  nel Paradiso di Dante),  ma viene considerata nella sua eccezionalità, astraendo Maria dalla Storia della Salvezza,  o Economia della Salvezza: in poche parole tutta la tensione è inserita tra Maria nell'Economia della Salvezza (il disegno salvifico) e Maria dei privilegi (Maria popolana).
Il ‘600 è un secolo di svolta nella storia della Mariologia, sentita dai più critici come illegittima. In esso vengono creati i quattro elementi fondamentali che caratterizzeranno la Mariologia dei secoli successivi, vale a dire: il nome, il trattato, il principio primo (Maternità di Dio), la Mariologia dei privilegi (saranno i 4 elementi che rimarranno stabili fino al Concilio Vaticano II e costitutivi di ogni discorso su Maria).
E' in rapporto a questa Mariologia dei privilegi che il Vaticano II ha riscritto la storia della Mariologia, ridefinendone gli “Altiora principia” e riportando la Mariologia nell’alveo della Storia della Salvezza; andando alle origini del Cristianesimo e riproponendo la dottrina dei Padri della Chiesa (nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa  Lumen Gentium,  ovvero Luce delle Genti,  dove la luce  non è la Chiesa e tantomeno Maria,  ma “Cum sit Christus...”, cioè Cristo è la Luce delle Genti - la Mariologia del Vaticano II si può riassumere nel nuovo principio basilare, che declama Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa).
La Stampa: di recente invenzione, ha aiutato molto la diffusione della devozione mariana. Abbiamo, infatti,  nel 1600  383 Autori mariani.  Oblatio, o offerta a Maria: la prima si ha nel 1553 nel Collegio Romano (università dei gesuiti). Nel 1586 padre Coster, gesuita, pubblica il “Libellus sodalitatis”, inserendo la Oblatio a Maria nel rito di ammissione alle Congregazioni mariane (Associazioni di studenti create dai Gesuiti dopo il Concilio di Trento). In questo modo lo studente si offre a Maria. Schiavitù mariana, e/o voto di sangue:  nasce ad Alcalà de Henares in Spagna nel 1595, si diffonde in tutta Europa e in particolare in Sicilia: questa forma si evolve fino a diventare il voto di sangue a Maria, con il quale il devoto diventa schiavo della Vergine in tutti i sensi. Il voto di sangue sarà criticato aspramente dell'Illuminismo come la pratica più evidente del fanatismo cattolico.
Simbolismo mariano:  il primo che pubblica, nel 1613,  un'opera che introduce su larga scala il simbolismo mariano è Spinelli. Ad esempio, dicendo “Maria Madre di Dio Trono di Dio”,  si parla di Maria attraverso i simboli che si Le applicano a lei. L'opera simbolica più famosa è “Mistica città di Dio”, pubblicata, nel 1670, da Maria de Ágreda, spagnola (ancora oggi viene stampata, ma la critica mariana la considerato un apocrifo. Oltre a questo ci sono pochi altri apocrifi mariani,  uno di essi è del 1950, pubblicato dalla Valtorta  con il titolo de “Il poema dell'uomo Dio”). Guarini, autore degli inizi del ‘700, applica a Maria 59 simboli (la preghiera più simbolica è costituita da “le Litanie mariane”).

4- Modello critico-illuministico (1700)
Dal punto di vista culturale è il secolo dell'Illuminismo (secolo dei lumi), mentre, politicamente, è il secolo dell'assolutismo monarchico e del suo abbattimento ad opera della Rivoluzione Francese.  Dal 1750  in Inghilterra viene avviata la Rivoluzione Industriale (o prima Rivoluzione Industriale):  un suo passaggio importante lo abbiamo nella meccanicizzazione del lavoro (macchine a vapore) e del movimento umani (trasporti) attraverso le risorse energetiche (motore a vapore con carbone, motore a diesel con petrolio, sfruttamento dei minerali come oro, ferro, etc...; costruzione della prima caldaia a vapore nel 1690).
La Rivoluzione Industriale avrà altre due fasi: lo sviluppo del polo elettrico (1880-1890 con Edison, Volta e altri, o seconda Rivoluzione Industriale) e l’avvento della tecnologia informatica (dal 1980, o terza Rivoluzione Industriale). Ai giorni nostri sta terminando l'Epoca della Rivoluzione Industriale, o industrializzazione della società, iniziata nel 1750, e si è  entrati  in una crisi economica generalizzata e duratura: è quella che io chiamo la  grande transizione dal mondo industriale, connotato da una continua crescita economica, che mira a dare benessere e felicità a tutti,  a quello successivo, che qualche studioso, soprattutto francese, già chiama della decrescita.

La  Mariologia del 1700
I Trattati di Mariologia del XVIII sec. parlano delle prerogative o privilegi di Maria e sono opere erudite (che copiano, cioè,  da altri autori senza dire nulla di nuovo) e apologetiche  (difendono, cioè, in particolare  la devozione popolare mariana).
Ci sono autori che sviluppano però la dottrina dell'Immacolata Concezione e quella dell'Assunzione (Sedlmayr e Shguanin). Shguanin, studioso, frate Servo di Maria,  nel 1769 chiede a papa Clemente XIII la definizione del dogma dell'Assunzione (è il primo autore in assoluto a chiedere questa definizione).
I Trattati del ‘700 difendono la Cooperazione di Maria alla redenzione, la sua maternità spirituale e la sua Mediazione. Nel 1701 il PERAZZO pubblica a Venezia un Dizionario, assolutamente nuovo per l'epoca, dal titolo  “Thomisticus Ecclesiastes … “, nel quale, per la prima volta nella storia della Mariologia, compare una lunga voce,  intitolata Maria Deipara (cioè, Maria, Madre di Dio).

La corrente critica della Mariologia
1) ADAM WIDENFELD nel 1673 pubblica a Gand, in Belgio,  un opuscoletto di 16 pagine, intitolato “Avvisi salutari della Beata Vergine Maria ai suoi devoti indiscreti”, detti anche, in latino, “I Monita”. L’Autore invoca una maggiore sobrietà nel culto mariano, sopratutto a livello popolare (come quello di chiamare Maria una dea), e, perciò,  suscita un pandemonio nella Chiesa con la così detta guerra dei libretti, durante la quale  l'Autore viene condannato dal Santo Uffizio nel 1674. E’ difeso dal  Baillet,  che, a sua volta, viene condannato una prima volta nel 1694 e definitivamente nel 1701.
2) ALESSIO M. PLANCH, OSM (Ordine dei Servi di Maria), nella sua Vita B. Mariae V. dogmatico-critice conscriptae (“Vita della Beata Vergine Maria, scritta in maniera dogmatico-critica”, pubblicata  a Innsbruch nel 1772, basata sulle fonti (Scrittura, Santi Padri e Magistero), rifiuta in tutto gli Apocrifi, scatenando una baraonda tra teologi e mariologi, che non porta a nessuna condanna per l'autore (era imminente la Rivoluzione Francese e, quindi, c’erano altri problemi più gravi da risolvere).
3) LUDOVICO ANTONIO MURATORI, prete illuminista cattolico (pubblica una Collezione enorme della Storia d'Italia, intitolata Rerum Italicarum Scriptores [sull’esempio dei Monumenta Germaniae Historica], cioè “Scrittori di cose italiane”), vuole combattere il paganesimo e la superstizione, riportando la pietà popolare mariana nell'alveo della teologia, della liturgia e della critica storica; per questo viene insultato e minacciato di morte. E’ inoltre contrario al voto di sangue pro-Immacolata e scrive un'operetta famosa,   “Della regolata divozione dé cristiani”, conosciuta anche come “La Regolata Devozione”, che pubblica a Venezia nel 1747, nella quale combatte le deviazioni della pietà popolare mariana. Evita la condanna da parte del S.Uffizio solo perché è amico di papa Benedetto XIV,  illuminista (1740-1758). Ha una grande risonanza in Germania, Austria e Italia; gli risponde Sant’Alfonso M. De’ Liguori.

Nascita del mese di Maggio come mese mariano
Il gesuita A. DIONISI nel 1725 pubblica “Il mese di Maria ...”:  nel corso del 1700 raggiunge 18 edizioni.  F. LALOMIA nel 1758 pubblica “Il mese di Maggio”, che raggiunge le  60 edizione nel corso del secolo:  è più elaborato del precedente, perché contiene considerazioni sui privilegi e sulle virtù di Maria. Ma colui che darà struttura definitiva al mese di Maggio sarà P. MUZZARELLI, che, nel 1785, pubblica “Il mese di Maggio”, mandandolo a tutti i vescovi italiani (quasi 400):  è il più famoso del sec. XVIII (ogni giorno del mese di Maggio è così strutturato: una breve meditazione su una verità cristiana – un'applicazione pratica di questa verità – un proposito particolare o fioretto – un'invocazione o giaculatoria – una strofa di un canto mariano).

Le Madonne che muovono gli occhi
- La prima è la Madonna di S. Ciriaco ad Ancona, che muove gli occhi  nel 1796, il 25 giugno (in Italia c'è Napoleone);  
- il 20 luglio 1796 è la volta della Madonna della Chiesa di S. Girolamo (quadro) in Rimini; 
- nel 1796 e 1797 a Roma muovono gli occhi ben 26 immagini della Madonna,  di cui 11 sono le cosi dette Madonnelle,  che si trovano agli angoli delle strade;
- l'ultima Madonna che muove gli occhi è a Rimini, alla mezzanotte del 10/12/1850; 
- a Rovigo la Madonna Addolorata della Chiesa di S. Michele Arcangelo muove gli occhi il 1/5/1895: in conseguenza di ciò una laica, che, in seguito, diventerà Suor Maria Dolores Inglese, sviluppa la Riparazione al Cuore Addolorato di Maria (sarà anche la Cofondatrice della Congregazione, chiamata Suore Serve di Maria Riparatrici di Rovigo).

L’incontro, o sintesi, tra la pietà popolare mariana, la critica illuministica e la teologia: ci sono due Autori e vengono scritte due opere mariane tra le più famose e attualmente stampate: a) LUIGI MARIA GRIGNON DE MONTFORT (1643-1716);  b) S. ALFONSO MARIA DE' LIQUORI (1696-1787).
a) Il Monfort nel 1712 scrive “Il trattato della vera devozione a Maria”, che nel 1791, durante la Rivoluzione Francese,  fu nascosto in una cassa e sepolto nel terreno; dissepolto, ma poi nuovamente smarrito, viene ritrovato nel 1842 e nel 1843 viene pubblicato per la prima volta e da allora ha avuto più di 300 edizioni.  Non è uno scritto sistematico, non è mistico, né contemplativo, ma è teologico, devozionale, popolarmente affettivo: per l'autore la vera devozione consiste nel consacrarsi a Cristo per mezzo di Maria (la cosi detta “schiavitù d'amore”). Egli parla di Maria, riferendosi sempre a Cristo,  non come i precedenti Trattati (Mariologia dei privilegi): Ella coopera alla salvezza e, in un certo senso, è Mediatrice. L’autore usa spesso i simboli per trattare di Maria:  ce ne sono circa 80 nel suo Trattato (i simboli del nutrimento e del cammino sono i più usati). Egli chiama Maria creatura, non dea.
P.s.: il Trattato monfortano era  molto caro a papa Giovanni Paolo II (1978-2005), tanto che si può asserire che  esso ha formato la marianità e la santità del papa, al punto che il  Monfort sarà citato dal papa nell'unica sua enciclica mariana, la  “Redenptoris Mater “ del 1987.
b) DE’  LIGUORI,  grande moralista,  nel 1750 pubblica, in 2 volumi,  a Napoli, “Le glorie di Maria”, la sua opera mariana più famosa. E’ scritta per i devoti e per i predicatori e usa il metodo di esporre  una verità mariana,  accompagnandola con molte citazioni tratte dalla Scrittura, dalla Tradizione, dai Padri della Chiesa e dal Magistero; aggiunge quindi un esempio e conclude il tutto con una preghiera.
Il libro è tutto una teologia narrativa e orante (che prega); esprime il rapporto personale con Maria,  intessuto di preghiera e amore; non spinge alla imitazione, ma alla devozione; Maria è la Madre di Dio; usa poco il simbolismo mariano. In definitiva, Le glorie di Maria è un'opera critica nei confronti degli Illuministi,  in special modo degli Illuministi cattolici, come Ludovico A. Muratori.

Epoca contemporanea (1789-1989)
Quest’Epoca inizia con la Rivoluzione Francese e finisce con il crollo del Muro di Berlino.
Al suo interno dobbiamo individuare altre due Epoche: Ottocento e  Novecento.
- La Rivoluzione Francese scoppia il 4  Maggio 1789, dopo la messa dello Spirito Santo e la processione col Santissimo Sacramento: così si sono aperti i così detti Stati Generali (il Parlamento della Monarchia  assoluta francese). La Rivoluzione vera e propria dura fino 1795.  Dal 1795 al 1799 si ha il Direttorio (il governo della borghesia, che  prende in mano le redini della Rivoluzione). Dal 1799 al 1804 subentra Consolato (il cui Primo Console è Napoleone). Dal 1804 al 1814 si ha l’Impero di Napoleone,  incoronatosi alla presenza  di Pio VII in  Notre Dame de Paris. 
- Il 7/11/1989 avviene la caduta del Muro di Berlino, simbolo del Comunismo (nel 1848  Karl Max pubblica il Manifesto del partito comunista, che contiene la celebre frase:“Proletari di tutto il mondo unitevi” – 1917: Rivoluzione bolscevica russa – 1989: crollo del Muro di Berlino, che pone la fine alla Guerra Fredda [1945-1989],  che aveva diviso il mondo in blocco Occidentale, con a capo gli U.S.A., e blocco Comunista, con a capo l’ U.R.S.S. (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche;  soviet, in russo, significa assemblea). Altri eventi/protagonisti da ricordare sono: - Concilio E. Vaticano II (1962-1965), che ha influenzato il mondo intero; mentre JF Kennedy, Giovanni XXIII e Kruscëv, che rappresentano la così detta primavera del mondo degli anni ’60.

Ottocento:  questo secolo è caratterizzato soprattutto dal liberalismo costituzionale in politica (il re non ha il potere assoluto, ma accanto a lui ci sono il governo, il parlamento e l'apparato giudiziario; si vota per censo ed età – in Italia nel 1861 vota circa il 10% della popolazione). Il positivismo invece in campo filosofico-scientifico (che punta a mettere da parte la religione e a spiegare la realtà con la ragione; è il secolo di Darwin e la sua teoria dell’evoluzione delle specie).  Ma l'‘800 è anche il secolo dello sviluppo industriale in economia (facilitato dal contemporaneo sviluppo dei trasporti: nel 1825 nasce la prima la ferrovia, molto contrastata da parte di tante persone e non solo dal clero).
Il rapporto tra società e Chiesa è improntato all’anticlericalismo (dato che la Chiesa veniva vista come quella istituzione che si opponeva al progresso;  ma ciò non corrisponde sempre, e ovunque, alla verità storica dei fatti: molte altre persone, non appartenenti alla Chiesa, erano contrarie al progresso e non solo nei Paesi cattolici, ma anche in quelli protestanti!).
Gli Imperi coloniali mondiali subiscono un’ulteriore espansione (specialmente da parte Francese e Inglese) attraverso la conquista di nuovi territori. Per quanto riguarda l’evangelizzazione nell’‘800 abbiamo la quarta ondata missionaria della storia della Chiesa (che, oltre alla civilizzazione, porta anche il progresso – Breve excursus sulle tappe del Vangelo nella storia. La prima evangelizzazione si ha nei primi secoli dopo Cristo, ad opera dei discepoli di Gesù a Gerusalemme, Antiochia, Atene e Roma, e riguarda i Paesi che sorgono intorno al Mediterraneo – la seconda ondata missionaria si ha tra il  VI e l’VIII/IX  secolo e riguarda i Paesi del nord Europa e avviene su iniziativa del monachesimo irlandese e dei papi di Roma – la terza evangelizzazione si tra il XVI e il XVII secolo e riguarda il Nuovo Mondo [le Americhe], la Cina [Matteo Ricci], l’India [F. Saverio] e il Giappone [S. Paolo Miki e compagni]: ne sono protagonisti i gesuiti con i francescani, i carmelitani, gli agostiniani. I gesuiti, meglio degli altri, avviano l’inculturazione del Cristianesimo tra le popolazioni asiatiche: ciò porta allo sviluppo, nel tempo, della questione dei riti cinesi, adottati dai gesuiti, ma contrastati dagli Ordini mendicanti, tanto che,  su istigazione dei francescani, vengono vietati  da Roma –  la quarta ondata missionaria, dispiegatasi appunto nell’‘800, al seguito delle conquiste degli Imperi coloniali mondiali da parte delle Potenze europee, riguarda soprattutto l'evangelizzazione in Africa.
6  Cfr in propsito: Il cammino dell’evangelizzazione. Problemi storiografici, a cura di Martina G.-Dovere U., il Mulino, Bologna 2001, nel quale vengono analizzate le quattro tappe sopra descritte. E’ molto ben fatto!!

L’‘800 è anche il secolo delle suore (religiose, cioè, che non vivono più solo, ed esclusivamente, in monastero): è una vera esplosione di fondazioni, che la Gerarchia cattolica spesso fatica a controllare. E’, ancora, il secolo delle  indipendenze nazionali e unità (soprattutto Paesi latino-americani, dipendenti da Spagna e Portogallo, e Stati europei, quali il Belgio, la Germania e l’Italia).
Nell'‘800 dominano due grandi correnti, una politica e una culturale: si tratta della Restaurazione e del Romanticismo. La Restaurazione si sviluppa con il Congresso di Vienna nel 1815 e  dura fino al 1848, quando scoppia la prima guerra di indipendenza italiana  (motti del 1848): come si evince anche dal nome, ha come obiettivo quello di ritornare indietro nel tempo, a prima della Rivoluzione Francese. Costituisce, pertanto, un anacronismo (fuori del tempo) politico-sociale. Il mantenimento della Restaurazione è affidato alle cosi dette “baionette”, ovvero all'esercito imperiale austriaco e prussiano. Per quanto riguarda la cultura in generale, nasce in Germania il Romanticismo (sturm und drag = tempesta e impeto), che persegue l’obiettivo di rivalutare il Medioevo in reazione all'Illuminismo e alla Rivoluzione Francese, che lo avevano invece grandemente svalutato, perché improntato alla religione. Un forte impulso viene ad esso nel 1798 con i F.lli Schlegel, che fondano, a Jena, il Circolo dei Romantici con la rivista “Athenaeum”. Un autore romantico è Schleiermacher (+1834), che, nel 1799, pubblica "I discorsi sulla religione", contro l'assolutismo della ragione sostenuto da Hegel; poi abbiamo Renée de Chateaubriand, che, nel 1802, scrive "Il Genio del Cristianesimo" (nel senso di essenza), con il quale si scaglia contro il pregiudizio, allora assai diffuso, che vedeva nel Cristianesimo una religione barbara, perché contraria al predominio della ragione. Altri autori romantici furono Victor Hugo (I Miserabili) in Francia, Alessandro Manzoni (I Promessi Sposi) in Italia, Göthe (Faust) in Germania.  
Novecento: è il secolo caratterizzato dalle due guerre mondiali (1914-1918/1939-1945); dall’affermarsi, ma anche dal suo tramonto, del Comunismo; dalla decolonizzazione, dal Concilio ecumenico Vaticano II (1962-1965);  da un grande numero di martiri cristiano-cattolici.
C’è da notare, en passant, che sia la II guerra mondiale, sia il Vaticano II costituiscono due spartiacque tra il prima e il dopo della storia dell’umanità. Per la società con la II guerra avviene il crollo della civiltà contadina ed esplode la civiltà urbana. Per la Chiesa con il Vaticano II si attua il passaggio dalla Chiesa romano-imperiale alla  Chiesa mondiale.

Nel '900 c’è anche una grande estensione della democrazia negli Stati (almeno nella forma esteriore): in Italia votano gli uomini di età superiore ai  21 anni e, dal 1945, anche le donne.
Nel '900 abbiamo la democrazia in Occidente, il comunismo in Oriente e nel Sud del mondo; il benessere economico, sopratutto in Occidente, l’alfabetizzazione generalizzata, il crollo della civiltà rurale, durata 12000 anni, la conquista dello spazio. Quanto alla sua definizione, esso è il secolo delle definizioni (DE FIORES, pp. 306-311, dà almeno 6 definizioni): secolo breve, la si deve a Hobsbawn, storico comunista inglese, che la coniò nel 1995 in riferimento alla durata del Comunismo [1917, Rivoluzione bolscevica – 1989, Crollo del Muro di berlino: durata breve, solo 72 anni!]; secolo innominabile, definito così da Isaiah Berlin, perché 200 milioni di morti costituiscono una vera e propria carneficina, una montagna di cadaveri; secolo delle scoperte, Maier nel 1999;  secolo del tramonto (della civiltà occidentale), Spengler nel 1957;  secolo antiecologico, Boff,  “teologo” brasiliano, nel 1999, perché ha perpetrato una grande distruzione della natura; secolo di Fatima, nel 1917, secondo lo storico Rumi, perché, con le sue apparizioni, è avvenuto un confronto planetario, ma anche a livello individuale,  tra bene e male;  secolo dei martiri, Andrea Riccardi (fondatore della comunità di S. Egidio) nel 2000: nel  ‘900 26 milioni di cristiani sono stati uccisi per la loro fede in Cristo.
In realtà le definizioni del  ‘900 sono molto più numerose, tante quante, cioè, sono le prospettive dalle quali si osserva il secolo. Ma sarà solo la storia a consacrarne una, che valga a identificare questo periodo come una delle tappe dello scorrere incessante del tempo.

Modelli interpretativi per l'800
In questo secolo abbiamo un unico modello, quello Romantico-Restauratore.
a) il Romanticismo
Per la Teologia: si assiste alla rinascita del Tomismo (S. Tommaso) e della filosofia scolastica, resa possibile da due papi, Pio IX, nel  1846, e Leone XIII, nel 1879,  applicata anche dai grandi mariologi, in particolare da FRÀ LUDOVICO DA CASTEL PLANIO, che scrive “Maria nel Consiglio dell’Eterno...”, in 4 voll.,  pubblicata a Napoli tra il 1872 e il 1873, e considerata da tutti la sintesi mariologica più famosa di tutto l’800.
Trattati di Mariologia: viene recuperato il Trattato come strumento privilegiato per scrivere sulla Madonna (abbiamo già ricordato che il primo Trattato è quello di  Placido Nigido del 1602). Il così detto secolo lungo recupera anche, in maniera definitiva, la parola Mariologia, che si impone in tutta la Chiesa: l’effetto combinato è che vengono pubblicati 26 Trattati di Mariologia. 
Magistero papale: l’8/12/1854 Pio IX definisce il dogma dell’Immacolata Concezione, per il quale ci sono voluti 8 anni (5 tappe: la tappa: Pio IX pensa di definire il dogma insieme alla condanna degli errori della società moderna;  2a tappa: nel 1848 istituisce due commissioni, una di teologi e una di cardinali, che hanno il compito di verificare se si può arrivare a tale definizione e, soprattutto, di indicare la procedura per la definizione; ma Antonio Rosmini è contrario alla definizione dogmatica e suggerisce al papa di consultare l’episcopato attraverso un’enciclica [ovvero un Concilio per lettera]. 3a tappa: Pio IX accoglie questo invito e, nel 1849, pubblica la Lettera enciclica “Ubi Primum”, con la quale domanda ai vescovi cosa bisogna fare:  i vescovi rispondono in massa per il dogma dell’Immacolata [546 favorevoli su 603]; 4a tappa: Pio IX fa redigere la bolla di definizione, ma questa bolla subisce 7 redazioni. Nel testo si tralascia la dimostrazione storico-teologica, viene invece privilegiata la fede attuale e la tradizione della Chiesa, che sin dall’VIII sec., ha sempre sostenuto l’Immacolata Concezione. Tuttavia, la definizione usa un linguaggio negativo: la bolla non si pronuncia sulla santità di Maria, né sulla sua preservazione dalla concupiscenza, ma definisce solo la preservazione di Maria dal peccato originale;  5a tappa:  Pio X,  nel 1904,  con la bolla “Ad diem illum”, e Pio XII, nel 1953, con la bolla “Fulges Corona”, precisano, riguardo al dogma dell’Immacolata Concezione, che: Maria è stata redenta da Cristo ed è sì preservata dal peccato originale, ma perché redenta preventivamente da Cristo e, comunque,  in riferimento alla persona di Gesù Cristo (privilegio non mariano,  ma cristologico-soteriologico). Prima apparizione della Madonna, a Lourdes,  nel 1858:  si presenta con la celebra definizione  “io sono l’Immacolata Concezione..”. Maria non può parlare diversamente dalla Chiesa.
b) La Restaurazione (1815-1848 [1815 sconfitto Napoleone, vengono sconfitte le idee rivoluzionarie]  – 1848,  l’Europa, con i moti rivoluzionari e la prima guerra  d’indipendenza in Italia, pone alla Restaurazione).
In campo mariologico non ci sono novità, ma si ripropone quanto scritto nei secoli precedenti. 
La più grande opera è quella che il Bourassé pubblica nel 1862, a Parigi,  in 13 volumi, “Summa Aurea de  audi bus...”, più semplicemente la Summa Aurea o anche il Bourassé (è la Collezione  delle lodi e degli inni a Maria):  è una fonte preziosa, la migliore in questo ambito, per lo studio della Mariologia. Un’altra opera è quella del Castel Planio, francescano, che pubblica “Maria cooperatrice della salvezza e Madre spirituale dei credenti”. Il Ventura, invece, pubblica la “Madre di Dio Madre degli uomini”, Roma 1841. Per questi due autori Maria partecipa al sacrificio di Cristo: sono essi, pertanto, che  avviano la così detta  moderna letteratura sulla maternità spirituale di Maria (le due maternità della Vergine sono quella biologica, che riguarda Gesù, e quella spirituale, che riguarda noi). Mentre Nicolas,  che pubblica,  nel 1882,  a Parigi,  “La Vergine Maria e il piano divino”(o anche La Vergine Maria e l’economia della salvezza),  con 8 edizioni, è importante,  perché,  per la prima volta,  viene introdotta la discussione sul tema Maria e la donna (non in chiave odierna, i ma secondo la Restaurazione e cioè esalta Maria come la donna perfetta etc. ).

Modelli interpretativi per il ‘900
Modello Manualistico
Tra il 1900 e 1962 sono stati pubblicati 80 trattati di Mariologia (DE FIORES, pp. 316-317, nota 27: elenco dei Trattati). In questo campo i più famosi autori sono due Servi di Maria: 1. Lépicier (+ 1936),  francese, nato a Vaucouleurs, è stato priore generale dell’O.S.M. dal 1913 al 1920, poi, dal 1926 alla morte,  cardinale. Il Lépicier è stato prima di tutto, e soprattutto, professore di dogmatica a Propaganda Fide: nel 1901 pubblica il  “Tractatus de Beatissima Virgine Maria ...”, che raggiunge ben 6 edizioni. Sulla sua scia, dopo di lui, usciranno gli altri 79 Trattati, di cui, a ragione, diciamo egli sia stato il capostipite. 2. Gabriele Maria Roschini (+1977) pubblica il suo trattato negli anni 1940-’41, in 3 voll., ripubblicato negli anni 1953-’54,  in 4 voll. Soprattutto per le benemerenze del p. Roschini in area mariologica, papa Pio XII concesse, nel 1950, all'Ordine dei Servi di Maria la Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma (questi due autori sono sempre citati). Per “merito” di questi due autori la Mariologia diventa dominio e specializzazione  dei Servi di Maria e questo prima e dopo il Vaticano II.
Caratteristica dei Trattati prima del Vaticano II: l’impostazione generale è di tipo manualistico, cioè si enuncia la tesi di fondo, quindi la si dimostra per mezzo delle prove tratte dalla Teologia - Tradizione - Padri della Chiesa - Sacra Scrittura - Magistero - ragione (ovvero le così dette auctoritates = autorità). L'argomentazione del Trattato è di tipo deduttivo (abbandona l'ordine del tempo, cioè la realtà, e privilegia l'ordine del tempo eterno della predestinazione: non si parte da Maria, creatura vissuta in un tempo, ma da Maria,  predestinata da Dio dall'eternità a essere Madre di Gesù; si  proietta Maria sempre nell'alto dei cieli, in un emisfero lontano da noi, e la si configura come una specie di divinità).  Il Trattato, pertanto, è deduttivo e apologetico (difende sempre quelle che sono le verità su Maria).
Dopo il 1953, anno in cui vede la luce il Court Traité de Mariologie di Laurentin, dall’impostazione assolutamente innovativa, i Trattati cominciano a essere caratterizzati sempre più da: un sano positivismo (si critica, si discute); l'unità organica del Trattato è ricercata mediante un costante riferimento al principio primo della Mariologia (Maternità divina di Maria); lo studio storico (si comincia a prestare attenzione allo sviluppo storico delle verità su  Maria7).

Altri modelli interpretativi
a)  Mariologia ortodossa
Continua il suo sviluppo secondo la tradizione ortodossa  (che non ama la teologia speculativa della Chiesa occidentale, ma privilegia la pedagogia della liturgia; da sempre crede a tutti i dogmi mariani, ma li dice all'interno della liturgia, ovvero della preghiera della Chiesa, basandosi essenzialmente sul principio ecclesiologico della lex orandi, lex credendi,  cioè si crede ciò che si prega e si prega ciò che si crede). E' contraria allo sviluppo teologico che ha avuto la Mariologia in Occidente, si attiene ancora oggi alla teologia dei Padri della Chiesa e degli 8 Concili Ecumenici dell'Antichità, in particolare al Credo Niceno-costantinopolitano (325-381) e a Efeso (431), che ha proclamato la  “Theotokos” o Madre di Dio.
Gli Autori più famosi sono: Panaghiotis Trembelas, che, nel 1959, pubblica “La dogmatica della Chiesa Ortodossa Cattolica”,  in greco;  Bulgakov Sergej, con  “Il roveto ardente”, pubblicato nel 1924, a Praga (esprime la Mariologia sofianica = incarnazione della sapienza = Gesù).
b)  Mariologia Neoumanistica
Il suo esponente più rappresentativo è Guardini Romano (+1968), che  pubblica una lettera, intitolata: “La Madre del Signore”. In essa sottolinea l'aspetto dinamico della vicenda terrena di Maria, affermando che: “Maria non è giunta a compimento a priori, ma è cresciuta anche e particolarmente nel rapporto con il suo Figlio”.
SÖLL G., Storia dei dogmi mariani, Accademia Mariana Salesiana, LAS, Roma 1981.
c)  Mariologia e l'antropologia cristiana
Esponente significativo di questo modello è Karl Rahner (+1984), che ha pubblicato, nel 1956, “Maria Madre del Signore”: importante, perché reinserisce Maria nella prospettiva storico-salvifica (si parte da Dio Padre-Gesù Cristo-Spirito Santo, si fa la storia della salvezza e viene inserito all'interno di essa il ruolo della Madre del Signore), rovesciando completamente ciò che sostenevano i Trattati, che consideravano Maria come la seconda divinità dopo Dio. Fondamenta la Mariologia in senso cristologico ed ecclesiologico (anticipa ciò che verrà detto dal Vaticano II: la figura di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa – nella trattatistica manualistica Maria veniva vista solo in funzione di Cristo e non della Chiesa).
d)  Maria e le scienze umane
1) Antropologia: Ida Magli, antropologa,  anni 1970,  nella sua tesi centrale sostiene che Maria è una costruzione culturale.
2) Femminismo (corrente culturale più che scientifica): Catherine Halkes, Maria è una proiezione dei desideri dei maschi, sopratutto dei maschi preti.
3) Teologia della liberazione: la Radford Ruether e la Halkes scrivono una Mariologia della liberazione,  partendo dal Magnificat, per cui Maria è la grande rivoluzionaria,  eroina del popolo oppresso.
4) Psicologia: C. G. Jung, tedesco, Maria è un mito o un simbolo dell'inconscio collettivo; Maria è la maturazione della coscienza collettiva (Maria è il simbolo più potente negli ultimi 2000 anni, attrae l'agire delle persone). 
5) Antropologia culturale: Mulack, tedesco,  scrive di Maria che è Vergine e ribelle, è la sostituta e la continuazione della grande Madre Mediterranea;  i titoli di Maria derivano da Iside, Minerva e altre dee pagane – anche l'italiano Agnoletto, nel 1989, sostiene la stessa tesi – Benko, inglese, scrive, nel 1993, “The Virgin Goddess”,  La Vergine Dea – Ragozzino, italiano, sostiene che  Maria è l'erede delle antiche divinità pagane.
Queste le tesi degli antropologi su Maria. Tuttavia, ciò che sostiene l'antropologia culturale non è storicamente vero per vari motivi:  innanzitutto 1. Maria è venerata a partire dal Vangelo,  perché è la Madre di Gesù (questo dato è emerso chiaramente, studiando i passi mariani neotestamentari). Sostenere che il suo culto deriva da quello di altre divinità affini, o similari, significa dire che Maria non aveva in se stessa motivo per essere venerata e che, per farlo, i fedeli avrebbero dovuto trasferire gli attributi divini dalle divinità pagane alla  Madre di Gesù. Semplicemente, insostenibile! Non solo, ma, in definitiva, si tratta di svalutare lo stesso Gesù, abbassandolo al livello degli altri déi pagani; 2. la dipendenza di Maria dalle dee madri non è mai stata provata in maniera convincente, ma sempre e solo affermata, in una litania di pareri, uguali gli uni agli altri, per cui è lecito  ritenere che  gli Autori hanno seguito tutti un capofila, scambiando i loro desideri con la realtà; 3. la religione è questione di psicologia, ma anche, e soprattutto, a mio parere, di  logica,  per cui duemila anni fa non ci si convertiva al cristianesimo, portando con sé l’armamentario cultuale del paganesimo: se così fosse avvenuto, che conversione sarebbe stata? Non va dimenticato, poi, ciò che i Padri della Chiesa affermavano: “Iside, dea e prostituta; Maria, creatura e Vergine Immacolata”. Dunque, se già allora veniva fatta questa chiara distinzione, perché riproporre oggi la solita minestra, riscaldata, delle dee madri? Infine, il Cristianesimo si è sempre posto come religione alternativa, e superiore, a tutti i culti politeisti;  4. Da ultimo, ma non meno importante, la Sacra Scrittura, nei primi secoli cristiani molto amata e studiata, si opponeva a tutto questo (si legga, ad es., il salmo 115, 3,11 che ha come titolo: l'unico vero Dio!).

Crisi  della Mariologia
E’ un aspetto non molto conosciuto tra i cattolici post-moderni e vale la pena ricordarlo brevemente. Si sviluppa a ridosso del Vaticano II, tra il 1964 e il 1974:  è il così detto “decennio senza Maria”. Questa crisi ha investito sia lo studio della Mariologia,  sia il culto popolare, con la tendenza a marginalizzare Maria e a non parlare più di lei (sia nei Trattati di Cristologia ed  Ecclesiologia, sia  nella predicazione e nel culto).
Quali sono state le radici di essa? I motivi della crisi mariana vanno ricercati tra: 1) il dialogo ecumenico, necessità scaturita dal Concilio Vaticano II, per cui  si ritenne di poter ottenere l'unità della Chiesa cattolica con quella protestante, sacrificando la figura di Maria,  della quale non si poteva, e non si doveva, parlare più di tanto. Di colpo santuari, pellegrinaggi, apparizioni, processioni pubbliche dovevano essere abbandonate, perché espressione del popolo e, quindi, di una cultura inferiore, non adeguatamente sintonizzata sulla modernità scientifica e perché non adeguatamente lumeggiata dalla S. Scrittura (vi aleggiava sopra lo spirito protestante della sola Scriptura!): sopratutto, le apparizioni, queste grandi osteggiate, diventavano mito, leggenda, eventi superati (vi concorreva una specie di neo-Illuminismo cattolico, ma in ritardo!);
2) la volontà del Concilio, che aveva dato ordine di armonizzare la pietà popolare con la liturgia rinnovata dal Concilio stesso: si pensava così di risolvere la divaricazione tra pietà popolare e liturgia, manifestatasi in tutta la sua portanza sul finire del Medioevo, a partire dal XIV secolo e, da allora, non più rimarginata. Questa marioclastìa, però, non sarebbe durata a lungo. Infatti, un primo passo per il suo superamento è stato compiuto con la pubblicazione, da parte di Paolo VI, dell'Esortazione apostolica Marialis Cultus, del 04/02/1974, scritta quasi per intero dalla Pontificia Facoltà Teologica Marianum, che riabilita la venerazione a Maria in seno alla Chiesa Cattolica,  pur che sia vissuta in armonia con le leggi della Chiesa. Un secondo momento del superamento della crisi mariana è dato dall’elezione, nell’ottobre del 1978, a papa di K.Woityla,  arcivescovo di Cracovia, che assume il nome di Giovanni Paolo II: questo papa  ha promulgato un solo documento importante riguardo Maria, la Redemptoris Mater,  enciclica mariana,  emanata nel 1987 per l'Anno mariano del 1988 (nei suoi primi anni di pontificato ha visitato tanti santuari mariani). Ciò nonostante, è stato un papa grandemente mariano e tutto il suo governo ha avuto come punto di riferimento la stella di Maria.
Un terzo momento è rappresentato dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti (sono state riunite in una due Congregazioni),  che,  nel 1987,  emette una Lettera circolare, dal titolo: “Orientamenti e proposte per l'anno mariano”, e, nel 2002,  emana il “Direttorio su pietà popolare e liturgia” (il cui cap. V è  intitolato: “La venerazione per la Santa Madre del Signore”, mentre il cap. VIII si occupa di: “Santuari e Pellegrinaggi”). Il “Direttorio” è un compromesso tra pietà popolare e liturgia mariana, un compromesso stabilizzante però (tra i due non ci dovrà più essere guerra): infatti, al n. 183a si dice che la Venerazione a Maria deriva da quella di Cristo: si ribadisce cioè l'origine cristologica della pietà popolare mariana, oltre a  quanto ha sempre asserito la Tradizione cattolica (fonte di tutto è Gesù Cristo, anche della pietà popolare mariana). Al n. 183c è detto che la liturgia (intesa come la Santa Messa, l'Eucarestia, che è il sacramento principale), pur fondamentale, non esaurisce tutte le possibilità espressive della Venerazione a Maria: viene cioè dichiarata la complementarietà della pietà popolare mariana rispetto alla liturgia. Il  n. 184 afferma che, nei confronti della pietà popolare mariana, la liturgia deve rimanere quale “forma esemplare”, fonte di ispirazione, costante punto di riferimento e meta ultima della pietà popolare: non viene, dunque, sminuita la liturgia ufficiale. Il  n. 186a  asserisce che la pietà popolare mariana è costituita dai così detti Pii esercizi (non è una vera e propria liturgia), i quali devono essere ricondotti nell'alveo dell'unico culto, che è quello a Cristo, secondo l'insegnamento plurisecolare del Magistero. Nel n. 187b si dice che questi Pii esercizi devono avere una nota trinitaria,  riferirsi cioè alla Trinità (perché Maria è una creatura,  prescelta dalla Trinità,  ma sempre in riferimento alla Trinità): devono indicare che l'unica mediazione è quella di Gesù Cristo. Nel  n. 187c si afferma che essi devono ricorrere sempre alla Sacra Scrittura, non devono trascurare il movimento ecumenico; devono avere alla base una corretta antropologia (l'uomo, pur essendo figlio di Dio,  rimane comunque sempre peccatore, non può essere divinizzato), una sana attenzione escatologica (l'uomo avrà una vita oltre la morte), devono esplicitare l'impegno missionario e la testimonianza propria dei discepoli di Cristo. In conseguenza di tutto ciò  nell'aula (sala) santuariale (questo però riguarda anche le parrocchie) si deve celebrare solo la liturgia;  fuori di essa si deve svolgere tutto il resto (1. penitenza o confessione - 2. benedizioni varie - 3. raccolta di messe - 4. le candele [l’ardente ceneratoio, come lo definisco io!] - 5.  oggetti ricordo e grazie ricevute - 6. accoglienza dei gruppi di pellegrini - 7. manifestazioni culturali,  etc. ). Non deve mancare il simbolo religioso caro alla gente: l'importante è che sia gestito secondo determinate regole di moderazione e buon gusto, evitando ogni esagerazione.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II e il rinnovamento della Mariologia
Una prima osservazione generale è che il Concilio ha proceduto a un rinnovamento globale della Mariologia, applicando ad essa la categoria, meglio sarebbe dire il locus theologicus, della Storia della Salvezza.  Alla vigilia di esso in ambito mariologico si osservavano i seguenti elementi: 1) la Mariologia manualistico-deduttiva (i manuali tradizionali); 2) la pietà popolare mariana con le sue esagerazioni; 3) lo sviluppo della  Mariologia storico-salvifica ai suoi primi passi (la Storia della Salvezza era la categoria teologica dominante nei primi cinque secoli della Chiesa, ma poi era stata, in un certo senso, dimenticata dalla Teologia); 4) sul piano ecclesiale  la proclamazione del dogma dell'Assunzione della Beata vergine Maria in cielo in anima e corpo,  avvenuta il 1 Novembre 1950 da parte di Pio XII, con la Costituzione apostolica (il documento più importante che, attualmente,  il papa può emanare) Munificentissimus Deus, o quarto dogma mariano: meno problematico del dogma dell'Immacolata Concezione, è accettato universalmente e conclude un cammino di tipo teologico,  durato 2000 anni. Va sottolineato, però, che  è un dogma che nasce dagli Apocrifi.
Vediamo ora che cos’è il modello storico–salvifico, applicato alla Mariologia. Deriva dalla così detta teologia kerigmàtica (da Kérigma, gr., che significa Annuncio) e tutto ha inizio, quando :il teologo tedesco Yungman,  negli anni '30 del Novecento, pubblica un'opera, che farà scalpore, dal titolo: “La predicazione alla luce del Vangelo” (titolo un po’ strano, perché, in quegli anni,  non era così sicuro  che il prete dovesse predicare sul Vangelo, predicava piuttosto su tutto fuor che sul  Vangelo: ne derivavano prediche molto più lunghe delle attuali, ma che costituivano un insegnamento culturale per il popolo; i preti facevano più che altro delle prediche morali, sui costumi della gente, per cui la predica diventava una scuola di cultura). In seguito Hugo Rahner pubblica, in Italia, nel 1958, “Teologia e Kérigma”: insieme a Yungman fa riscoprire la teologia kerigmàtica, che ha come scopo l'annuncio della salvezza e non l'elaborazione razionale delle verità rivelate (quello che era invece l’obiettivo della teologia manualistica o teologia scolastica). Questi due Autori inseriscono Maria nel quadro kerigmàtico, cioè nel quadro del Vangelo, secondo il modello catechetico-apostolico e dei Padri della Chiesa, in vigore nei primi cinque secoli del Cristianesimo. 
Il primo mariologo ad abbandonare il Trattato manualistico e il metodo deduttivo, per adottare la teologia kerigmàtica, o Storia della Salvezza, è RENÈE LAURENTIN, ancora vivente, che, con il suo “Breve trattato di teologia mariana”, apparso a Parigi nel 1953, interrompe una tradizione risalente al Suarez e a Nigido: il suo merito è di aver aperto una strada, che sarà seguita poi dal Concilio Vaticano II.
Nel Concilio Vaticano II si ritrovano tutte e due le tendenze in Mariologia, sia il Trattato manualistico-deduttivo, già collaudato e tradizionale, sia il Trattato storico - salvifico, nuovo (per i tempi attuali!) e non ancora affermatosi.  
Lo schema del documento mariano, presentato dalla Curia Romana al Concilio il 23/11/1962, è apertamente criticato dai vescovi francesi e tedeschi, perché è un documento giuridico, razionale; è di tipo latino, occidentale; è troppo dogmatico, è apologetico, non sufficientemente pastorale, poco cristologico, poco teocentrico, poco biblico, poco ecclesiologico, poco ecumenico, in esso non si avverte il soffio dello Spirito Santo!, e viene bocciato. Tra i critici c'è un giovane teologo tedesco, di nome J. Ratzinger, teologo dell’arcivescovo di Colonia (Germania), cardinale Frings.
Per comprendere questa bordata di critiche c’è da tenere presente che il Concilio è fatto dai vescovi (chiamati Padri conciliari): solo essi sottoscrivono i documenti conciliari. Ma i documenti approvati dai Padri conciliari sono preparati dai loro teologi (secondo il Diritto Canonico e la Tradizione della Chiesa i Padri conciliari devono avere almeno un teologo con sé al Concilio, meglio se due: al Cardinale Frings il solo teologo Ratzinger bastava e avanzava!); oltre a questi ci sono poi gli esperti di vari settori della vita della Chiesa;  infine, ci sono gli invitati.

Dopo che lo schema del documento mariano è stato bocciato, la Curia Romana si spaventa per quella che viene definita la ribellione dei vescovi al potere primaziale del papa e viene, così, a crearsi un’impasse, uno stallo cioè dei lavori conciliari, risolta da papa Giovanni XXIII, che dice di lasciare discutere liberamente i vescovi: è allora che comincia veramente il Vaticano II, per cui sono rimessi in discussione tutti i 72 schemi, già preparati dalla Curia,  e vengono ritirati. Per i Padri conciliari si ripresenta un’ altra questione, se cioè approvare il documento su Maria in maniera autonoma, come erano stati fino ad allora i Trattati mariologici, oppure inserirlo in un grande documento della Chiesa: come fare, dove collocare questo documento mariano,  questo era il dilemma. Il 20/10/1963 ha luogo una votazione per decidere se il Cap. VI dello schema De Ecclesia debba essere dedicato alla Vergine Maria oppure no. Il risultato della votazione è di  1114  favorevoli e 1074 contrari: i Padri conciliari sono divisi a metà circa. E’ lo stesso Ratzinger a definire l'evento una svolta storica e uno spartiacque spirituale. Dunque, documento autonomo e manualistico-deduttivo o documento integrato e storico-salvifico? Ci vorrà ancora un anno per superare la spaccatura, segno inequivocabile che il tema Maria è sempre un tema delicato, che non può essere trattato con leggerezza.
Il 29/10/1964 il Cap. VI  della  approvanda Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium diventa il Cap. VIII ed è intitolato De Beata, secondo la Tradizione. Si procede allora alla votazione del Cap. VIII (tutto dedicato a Maria) e il risultato è di  1159 sì /placet, 10 no/non placet, 521 placet iuxta modum (cioè, io dò un’approvazione di principio al documento, però il mio modo [osservazione, correzione, integrazione o altro] viene inserito tra le osservazioni finali, che andranno a migliorare la redazione finale del testo).  Il 21/11/1964 nella votazione definitiva il Cap. VIII raccoglie 2151 placet e solo 5 non placet: ha prevalso il metodo storico-salvifico,  quello più nuovo (che è, poi, anche il più antico!). 
Il Concilio non ha, dunque, abbattuto  tutta la Mariologia della Tradizione cattolica,  ma solo quella del post-concilio di Trento,  troppo preoccupata di enumerare i privilegi di Maria (o Mariologia dei privilegi o manualistica-deduttiva): quindi, il Concilio ha rinnovato la Mariologia, tornando alle fonti della Teologia e lasciando da parte i discorsi sui  privilegi di Maria. Questo ritorno alle fonti è anche per merito del giovane teologo Ratzinger. Sulla redazione del Cap. VIII della Lumen Gentium sono fondamentali tre Autori dei Servi di Maria, che hanno ricostruito la storia della redazione del documento mariano: nel 1966 G. BESUTTI, E. TONIOLO, che, nel 2004, ha pubblicato la Sinossi delle otto redazioni del Cap. VIII,  e  C. ANTONELLI,  circa il 2010?: quest’ultimo è riuscito a studiare l'archivio personale del teologo belga Philips, il vero redattore del Cap. VIII (quando in Mariologia si dice il Cap. VIII, si intende automaticamente il Cap. VIII della Lumen Gentium, per cui non è necessario specificare altro!).
Pertanto, bisogna avere chiaro che, nella storia della Mariologia, il Concilio Vaticano II costituisce uno spartiacque: è insieme un punto di arrivo di tutta la tradizione mariologica precedente e un punto di partenza  per la tradizione recente e futura; non solo, ma esso  ha ristabilito  la cosi detta gerarchia delle verità anche in Mariologia.
Però, non tutto della Mariologia precedente è andato perduto: infatti, il tipo del Trattato è stato ripreso, ma solo in forma storico-salvifica, per cui i Trattati mariologici post-conciliari, dal 1964 al 1989, sono 41 (DE FIORES, pp. 340-341: elenco). Un tentativo isolato di uscire dallo schema storico-salvifico è costituito da:  BRUNO FORTE, allora teologo, oggi arcivescovo di Chieti-Vasto, che ha scritto, nel 1989, “Maria la donna icona del mistero”. Si tratta di un saggio di Mariologia simbolico-narrativa,  ma si tratta , appunto, di un tentativo unico.
Dopo il Vaticano II per la Teologia mariana si affacciano nuovi argomenti, quali: Maria e l'ecumenismo, Maria e lo Spirito Santo (nella Teologia cattolica viene finalmente, anche se a fatica, ripresa la Teologia Pneumatica, o Pneumatologia), Maria  e l'estetica teologica, Maria e la femminilità, Maria e la lotta di liberazione, la Teologia latino-americana in particolare con Hechio, Brasile etc. , la Teologia mariana indiana, Maria e la cultura africana.

EPOCA POST-MODERNA (1989 - ....)

Il suo inizio è scandito dalla caduta del Muro di Berlino (7/11/1989),  fatto del tutto inaspettato,  che ha determinato il crollo del Comunismo mondiale e la fine della divisione del mondo in due blocchi,  quello Occidentale (USA) e Orientale (URSS): solo così ha potuto svilupparsi Internet, ovvero le comunicazioni in rete,  che serviva a coordinare il puntamento dei missili nucleari antisovietici, e l'avvio della globalizzazione (DE FIORES, pp. 379-389).
La Post-modernità si caratterizza anche come una critica feroce alla Modernità, i cui capisaldi erano costituiti dalla ragione, dalla fede nel progresso infinito e dal mito della Nazione: tutto questo però riferito all'io, cioè  all'individualismo. La Post-modernità critica la Modernità in nome nel nichilismo (il De Fiores sottolinea che la Post-modernità evidenzia il fallimento della Civiltà occidentale fondata sull'io). Si aggiunga  la presenza, negli anni '90 e primi 2000, della New Age, la non religione olistica, che pretende di avere una visione universale, ma in nome dell’io individualista, e che è da considerare invece come una risposta antropologica, e  non certo una risposta teologica,  alla decadenza dell'Occidente.  Si tenga conto, inoltre, della deriva morale e dell’ umanità ammalata, come ha  spesso affermato con forza papa Benedetto XVI (olim, card. J. Ratzinger!).
Sul piano antropologico-teologico nella Post-modernità resterà il 5° uomo, che succede all'uomo greco, il primo, poi cristiano, poi illuminista, infine uomo post-moderno: è l'essere relazionale in cammino verso Dio e i fratelli. L'immagine che ben rappresenta questo uomo è la Trinità (nella Trinità esiste la massima distinzione , perché sono tre persone, che fanno cose differenti, e insieme la massima unità, perché è un'unica natura in  tre Persone).

SINTESI  FINALE

Scrivo la sintesi finale di questa breve storia della Mariologia, evidenziando, in maniera schematica, alcuni punti
1) Duemila anni di venerazione e studio della Madre di Dio ci hanno lasciato le strutture portanti della Mariologia, che sono le seguenti:
a)  Il Vangelo (Mc-Mt-Lc-Gv) - Sacra Scrittura [Apocrifi]
b)  I Santi Padri o Padri della Chiesa - Tradizione
c)  Il Magistero      “
d)  La Liturgia      “
e)  La Teologia          “.                                                             
La Tradizione è l'unica che legittima l’interpretazione della Sacra Scrittura, la quale non è una realtà giuridica, è invece una realtà viva, così come lo è la Tradizione. Senza Tradizione non c'è storia della Chiesa e neanche Chiesa.
2)  La Magna Charta della Mariologia è ora, e per il futuro immediato, il Cap. VIII della Lumen Gentium.
3) Attualmente la Mariologia è appannaggio principalmente, anche se non esclusivamente, di un Ordine religioso della Chiesa, che è quello dei Servi di Maria (o, per lo meno, dal XX sec. In poi si identifica con esso).
4) Nella Chiesa c’è anche una Facoltà totalmente mariana, consacrata cioè allo studio scientifico della Mariologia: è la Pontificia Facoltà Teologica Marianum, dei Servi di Maria, che ha sede a Roma. Essa è unica al mondo, e conferisce, per conto e su mandato della S. Sede, l'unica laurea in Mariologia, che la Chiesa riconosce. Laurea che è rilasciata nelle tre sedi della Facoltà: 1. Roma (Laurea in teologia con specializzazione in Mariologia) – 2. Studio Teologico “S. Maria Monte Berico”, Vicenza (Laurea specialistica sui Santuari mariani) – 3. I.M.R.I. (International Marian Research Institute), Dayton (Ohio – USA) ( come al Marianum).
5)  La Mariologia ha delle sue pubblicazioni, che sono, in ordine di importanza, di tipo scientifico, divulgative e popolari. Le Pubblicazioni scientifiche si articolano in: Repertori bibliografici, Monografie, Atti di Congressi, Simposi e Convegni, Dizionari, Riviste scientifiche, Bibliografia mariana e Storia della Mariologia. Tra i Repertori bibliografici il più importante in assoluto, per quanto riguarda gli ultimi 100 anni, è il seguente:  Bibliografia Mariana, a cura di BESUTTI-TONIOLO-DANIELI (1948-2008, 13 voll., l’ultimo uscito nel 2010).
La Bibliografia mariana è fondamentale per conoscere tutto quello che si pubblica in campo mariano nella Chiesa: è edita dalla Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma.
A livello di studio ci sono i Congressi mariani internazionali e i Simposi: la  P.A.M.I. (Pontificia Accademia Mariana Internazionale) organizza la celebrazione dei Congressi ogni 4 anni; è un’Accademia pontificia, affidata ai francescani, e opera per tutta la Chiesa. S.I.M. (Simposio Internazionale Mariologico), tenuto ogni 2 anni dal Marianum, raccoglie sopratutto i contributi degli studiosi di Mariologia. A.M.I. (Associazione Marialogica Italiana), fondata dal padre Stefano De Fiores, confortano, riunisce soprattutto gli studiosi italiani di Mariologia e tiene, a scadenze regolari, ogni due anni, i Colloqui internazionali di Mariologia e i Forum di Mariologia. Tutti e tre gli Enti indicati pubblicano gli Atti di ogni tornata di studio, per cui sono a disposizione della Chiesa centinaia e centinaia di volumi, spesso molto ponderosi.
Tra i Dizionari di Mariologia abbiamo attualmente: il Nuovo Dizionario di Mariologia, diretto da DE FIORES-MEO e pubblicato nel 1985 dalle Edizioni Paoline, è stato tradotto in varie lingue;
Mariologia, diretto da DE FIORES-SCHIEFFER-PERRELLA, edito da S. Paolo nel 2009;
Maria. Nuovissimo Dizionario, curato da DE FIORES, in 3 voll. per le Edizioni  Dehoniane di Bologna, 2006-2008.
Una novità assoluta è costituita dal nuovo Dizionario delle Apparizioni della Vergine Maria, o DAVM, edito da LAURENTIN-SBALCHIERO, uscito nel 2007 in Francia e nel 2010 in Italia: non è propriamente teologico mariano, ma la sua pubblicazione sta a indicare  che la crisi mariana, con il rigetto delle apparizioni, è dimenticata. Nell'edizione del 2010, in italiano, sono state aggiunte,  nero su grigio,  le integrazioni e  le variazioni rispetto all'edizione francese.
Una Rassegna generale dell'editoria mariana, cioè di tutto quello che si pubblica in Mariologia: libri mariani – bibliografia, (i grandi settori in cui si articola l'editoria mariana), curata dal prof. TIZIANO CIVIERO, osm,, si trova  in: Mariologia, S. Paolo, pp. 711-719 (due colonne per pagina).
Per la Storia della Mariologia pubblicazioni fondamentali sono: DE FIORES, Maria. Sintesi di Valori, San Paolo, 2005. Il De Fiores  è stato il primo autore a parlare di  “modelli interpretativi “ nello studio su Maria; AA.VV., Storia della Mariologia, 3 voll., in corso di pubblicazione [sono usciti i voll. 1 e 2],  sono pubblicati dalla Pontificia Facoltà Teologica Marianum con l’ appoggio di  Città Nuova (1 vol., dalle Origini al XV sec. - 2 vol., dal XV sec. E fino Vaticano II – 3 vol., dalla seconda metà del XX alla post-modernità).
6) Una domanda generale: dove nasce la Mariologia?
La risposta è semplice, quanto ovvia. Nasce dal Vangelo, ha cioè un’origine Cristologica. 
- E' stata affermata, ma mai veramente provata, la convinzione che la Venerazione a Maria derivi dagli antichi culti delle dee del Mediterraneo. Io dissento da questa interpretazione e riaffermo, quindi, che essa origina solo dal Vangelo: in esso, infatti, ci sono tutti gli elementi per lo sviluppo della futura Venerazione a Maria lungo i secoli. Non solo, ma ribadisco che i  primi cristiani non si sarebbero mai convertiti alla fede in Cristo, portando con sé i riti che già praticavano nei culti pagani. Nei Padri della Chiesa, infatti, è costante la preoccupazione di cogliere la differenza esistente tra Cristianesimo e culti del politeismo pagano.
7)  I Modelli interpretativi mariologici, adottati nel corso di duemila anni, sono 30. Tra di essi  i più importanti sono però:
- il Modello kerigmatico (si riferisce al Vangelo e alla prima predicazione degli apostoli);
- il Modello storico-salvifico (perchè usato nei primi secoli della Chiesa e più vicino alla S. Scrittura);
- il Modello scolastico-deduttivo (S.Tommaso o della Teologia scolastica);
- il Modello antropologico e i Modelli  della post-modernità (dopo Vaticano II).
8) Luoghi o ambiti nei quali si svolge la Mariologica sono: Nuovo Testamento, liturgia, insegnamento teologico, trattato Mariologico indipendente, editoria mariana. 
9) Contenuti che la Storia della Mariologia ci lascia: Dogmi Mariani (1° Verginità di Maria – si trova nel Vangelo, è un dogma Cristologico; 2° Maternità Divina, Theotòkos – Efeso 431; 3° Immacolata Concezione,  nel 1854;  4° Assunzione, nel 1950. …... Verginità e Maternità Divina dipendono dal Vangelo, Immacolata dalla riflessione Teologica, Assunzione ha origine dagli Apocrifi, successivamente sviluppata dalla riflessione Teologica). 

Rimane controversa la Mediazione di Maria:  c'è che ci crede e chi no. Il Vaticano II non usa mai questa parola e, se la usa, lo fa in riferimento a Cristo. Controversa rimane anche la definizione di Maria Corredentrice (De Fiores, pp. 515-527). Mentre è universalmente accettata la sua Intercessione, anche dai Protestanti, i quali però non accettano che Maria sia invocata, cioè pregata.
Questo per quanto riguarda la dogmatizzazione della Venerazione a Maria. Oltre ad essa, si osserva che la Mariologia ci ha lasciato anche un'ampia omiletica (sermoni, omelie); il così detto Mariale, raccolta di inni, preghiere, poesie, miracoli,  etc...; le messe della Beata Vergine Maria (la raccolta più famosa è la Collectio Missarum Beatae Mariae Virginis, 37 messe, dedicata a Maria e basata sulla Lumen Gentium, promulgata da Giovanni Paolo II nel 1987). Ci ha lasciato la Liturgia delle ore mariana; un’infinità di Litanie mariane; l'Angelus 3 volte al giorno con suono della campana, che è stato fissato da papa Alessandro VI Borgia nel 1492; il  Rosario, che si perfeziona nel XV sec.; Corone varie (sopratuttto quelle dei Sette Gaudii – dei Sette Dolori, e altre); i  mesi mariani di Maggio e Ottobre; Novene e Ottave per l'Assunta, suppliche mariane per ogni santuario, Atti di consacrazione e di affidamento, processioni  con statue mariane, pellegrinaggi di statue mariane, preghiere mariane singole, ex-voto [milioni?], giaculatorie, proverbi, l’arte mariana, settore immenso, articoli su giornali,  film, video, e tanto altro ancora.
A  livello di santuari ci sono le varie Conferenze dei Rettori dei santuari mariani; c'è anche la Fiera /mostra delle immagini mariane, soprattutto dei santini mariani, che sono scambiati, venduti, battuti alle aste; c’è tutta la  lettura e interpretazione degli ex-voto mariani; ci sono i  musei mariani. E, infine, ma non da ultimo, la presenza di un santuario mariano costituisce sempre anche un formidabile fattore di sviluppo economico-sociale del territorio circostante. Dunque, Maria è anche un potente motivo di promozione umana e culturale, o, per lo meno, Maria non è estranea ad esse!

Considerazione finale
Nella Storia della Mariologia permangono i dati scritturistici, vale a dire che nella Chiesa in ogni epoca si continua a esaminare i testi della Sacra Scrittura che riguardano Maria;  ma essi vengono poi prolungati in un percorso esistenziale-spirituale della persona di Maria: si cerca cioè di cogliere la così detta Vita di Maria, nel tentativo di farne l'icona del perfetto discepolo di Cristo (in sostanza, è quello che ha detto il Vaticano II). Non sempre, però, nel corso della storia ci si è attenuti a questi dati scritturistici in senso stretto; spesso, anzi, si è esagerato, soprattutto da parte della pietà popolare. E tale esagerazione ha spesso dato fastidio.

Prof. Padre Tiziano Civiero, osm
Monte Berico - VI - Anno accademico 2011-2012
Istituto Superiore di scienze Teologiche "M.A. Onisto" - Facoltà Teologica del Triveneto (Seminario vescovile di Vicenza)

I.   Bibliografia - Testi  di riferimento
De Fiores S.
- Maria sintesi di valori. Storia culturale della Mariologia,  San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2005.
- Maria. Nuovissimo dizionario,  EDB, vol II, Bologna 2007,   pagg. 1613-1715.
- Maria Madre di Gesu',  EDB, Bologna 1992, cap. III,  pagg. 87-187.
Soll G.
- Storia dei dogmi mariani, LAS, Roma 1981.
Strumenti di ricerca termini: Cathopedia, alle voci.
Sitografia: http//digilander.libero.it//storiadellaChiesaarm (interessante da scaricare: Storia della Chiesa: Storia della Chiesa  2 e 3 - Maria, Madre di Gesu': Maria e la Chiesa - Le apparizioni mariane nella storia.

Fonte: digilander.libero.it/storiadellachiesaarm

Autore: Prof. Padre Tiziano Civiero, dell'Ordine dei Servi di Maria, (OSM).
Nato il 18.10.1951 a Castello di Godego (TV), vive a Roma (P.F.T. MARIANUM), dove è associato di Storia della Chiesa al MARIANUM e incaricato di Teologia presso la Facoltà di Medicina "A.Gemelli" e la Facoltà di Economia dell'Università Cattolica di Milano, sede di Roma.
Laureato in Storia della Chiesa alla P.U. Gregoriana di Roma (1992), con una tesi sul tardo Medioevo, di cui è specialista (La SS. Annunciata di Rovato. Un convento dell'Osservanza [1449-1500], pubblicata dalla P.U.G.), e diplomato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica all'Archivio di Stato di Milano (1980), è socio ordinario dell'Associazione dei Professori di Storia della Chiesa in Italia, alle cui iniziative scientifiche collabora. La sua attività di ricerca e di insegnamento spazia anche nel campo delle religioni non cristiane e delle culture extraeuropee, nell'area di storia dell'Ordine dei Servi di Maria (per la quale ha pubblicato diversi saggi, tra cui una storia generale dell'Ordine [in due edizioni successive]), oltre che nell'ambito del rapporto fede-cultura (1 saggio in Il fenomeno religioso oggi..., Urbaniana University Press, Città del Vaticano 2002).

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