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Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Intervista al Cardinale Ersilio Tonini

Riflessioni sul Senso della Vita
Di Ivo Nardi
Il Cardinale Ersilio Tonini, Arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia, era il più anziano cardinale vivente. A 11 anni entra in seminario. Nel 1937 è ordinato sacerdote. Nel 1969 è nominato da papa Paolo VI vescovo e nel 1975 arcivescovo. Papa Giovanni Paolo II accoglie le sue dimissioni da arcivescovo, per aver raggiunto i limiti di età, il 27 ottobre 1990 e lo nomina amministratore apostolico.
Nel 1991 è tra i protagonisti della trasmissione televisiva giornalistica "I dieci comandamenti all'italiana" di Enzo Biagi, definita dalla Santa Sede «a tutt'oggi un esempio di moderna catechesi che si avvale del mezzo e del linguaggio televisivo». È la prima di una lunga serie di apparizioni che ne faranno un personaggio televisivo e un commentatore molto apprezzato e ricercato.

Intervista telefonica del 19 gennaio 2011 

Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?
La felicità è quello stato di animo per cui una coscienza si rende conto di esistere, cioè avere la possibilità di vedere, udire, ascoltare, rilevare l’esistenza dei valori e delle contraddizioni, insomma… la felicità consiste proprio in questo, nel poter rendersi conto di trovarsi esistenti fuori dal nulla però con una mente che ti aiuta a valutare il bene e il male, il meglio e il peggio. E questo ci fa capire una cosa, che la libertà è il dono più grande che possa esserci concesso perché la libertà non è poter fare qualsiasi cosa, ma la libertà umana sta proprio nel realizzare attraverso le tue scelte un bene migliore per la tua vita e per la vita degli altri.

Cos’è per lei l’amore?
L’amore vuol dire volere il bene di un altro. Volere il bene della propria vita è amore, ciascuno deve avere una grande stima di sé, un grande amore di sé, una grande estimazione della propria esistenza, considerare e capire che è un dono grande che è stato regalato.

Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?
La sofferenza è la condizione della libertà, la sofferenza è il prezzo che bisogna pagare per l’esercizio della libertà, perché senza libertà non puoi far della vita tua un grande bene. Ma quando dico libertà intendo dire non la tua capacità di scegliere giusto e sbagliato, la libertà vera è la capacità, l’intelligenza di capire, di valutare il valore della tua esistenza. Ad esempio nessuno può capire il valore dell’esistenza come la madre e il padre che vedono comparire la propria creatura che è nata dal grembo di una donna. Però questa donna non ci ha messo mano, l’ha ricevuta così generosamente, senza tanti sforzi… però a un certo momento il ragazzo che cresce ne capisce il valore, si rende conto che la può migliorare, la può destinare a beni più grandi, ma la può anche buttar via; si rende conto che può servirsene per rendere più felice e migliore la vita degli altri, ma può servirsene anche per distruggere o per inimicarle tante vite. Insomma la libertà è un dono immenso, la libertà richiede tanto coraggio, tanta intelligenza, richiede una scelta precisa tra il bene ed il male.

Cos’è per lei la morte?
La morte è il momento in cui la tua esistenza cessa di palpitare, la morte è vederti sottrarre la propria esistenza senza averlo voluto, la tua esistenza che sfugge al tuo controllo, capisci che passi da capacità, da possibilità che ad un certo momento non esistono più, non sei più un essere umano ma una cosa, diventi un oggetto di cui tutti possono servirsi.

Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?
Io ho avuto una gran fortuna, di essere figlio di contadini, di gente che era felice di avermi visto nascere, la cui nascita è stata salutata come un bene grande, un bene assoluto, un bene direi quasi inimmaginabile di cui prendersi cura, una famiglia dove il bambino che nasce è un grande tesoro, è una ricchezza, è la ragione del loro essere, per cui tutto quello che fanno è per questa creatura che possa non solo crescere, ma crescendo possa ad un certo momento vedersi aprire quel gran bel regalo che è l’intelligenza, cioè la capacità di distinguere una cosa dall’altra, soprattutto poi di disporre delle proprie capacità per il bene, non soltanto per il bene suo personale ma per il bene della comunità tutta intera.

Cardinale Tonini, abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?
Certissimamente, soltanto gli animali non si rendono conto dello scopo della loro esistenza, mentre invece l’uomo appena cresce si rende conto appunto che già da piccolo ad un certo punto deve fare delle proprie scelte, deve distinguere ciò che è il bene e il male, ciò che è il meglio ed il peggio, deve vedere e chiedersi soprattutto se è in grado di realizzare sé come un grande bene per sé e per gli altri, perché questo poi alla fin fine è la ragione, l’interrogativo più forte, valeva la pena che tu nascessi? Valeva la pena che tuo padre e tua madre facessero tanti sacrifici per metterti al mondo? A quale pro, con quale vantaggio per sé, per te o per gli altri? Sono degli interrogativi forti. La Divina Commedia è tutta una risposta a questa domanda, i grandi capolavori dell’arte si muovono in questa direzione, già i greci, quindi cinquecento anni prima di Cristo, vedevano nella nascita proprio una predestinazione a delle scelte, a un vantaggio o a uno svantaggio. Perché hanno avuto tanta importanza nella storia della letteratura i tragici greci? Perché sono riusciti a far rilevare il bene e il male, il vantaggio e lo svantaggio, che cosa significa la nascita di un uomo, che cosa significa la sua crescita, che cosa significa poi le scelte che un uomo può fare. I greci hanno avuto il senso della tragedia, l’hanno vissuto intensamente il senso della tragedia, e le tragedie greche infatti rappresentano questa realtà. Il destino dell’animale e il destino dell’uomo… tra l’uno e l’altro c’è l’abisso, l’animale non sa che cosa gli accadrà, non è in grado neanche di capire la sua fortuna, la sua sfortuna, ma l’uomo si, mano a mano che cresce sa che dipende da lui, che non tutto è uguale, che lui è artefice, con le sue mani può costruire il suo futuro migliore, ma può costruire anche la propria distruzione.

Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?
Laddove l’individuo diventa strumento o per il proprio successo o per il successo degli altri, ma comunque solo strumento …torniamo alla disumanità. I grandi tragici greci cosa hanno fatto, hanno creato le tragedie per far capire che non si può vivere ingenuamente, tu sei responsabile, tu hai un bene grande, solo una volta esisti e hai nelle tue mani il tuo destino. Il tuo destino, ripeto, però non è il frutto del caso, ma delle tue scelte, te lo procuri con le tue mani il tuo destino, sei tu, in altre parole, che salvi te o distruggi te in anticipo. Il compito di padre e madre è proprio questo, di educare il ragazzo ad assumersi la responsabilità del suo futuro, qui è la grandezza umana, sta proprio qui, padre e madre possono mettere al mondo un figlio ma non possono mica garantirgli loro tutto il successo della sua esistenza, non c’è padre o madre che salvi un essere umano.

Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?
Il bene e il male… abbiamo l’intelligenza proprio apposta per questo… che cos’è l’intelligenza? È quella capacità che ha la nostra mente di pesarle le cose, confrontarle le cose, i gesti, gli eventi, la tua condotta e i frutti della tua condotta… le tragedie di Eschilo sono magnifiche perché sono uno dei momenti più alti dell’intelligenza umana, perché nella tragedia di Eschilo abbiamo proprio l’esaltazione della consapevolezza che l’uomo ha del suo destino, come un avvertire l’uomo che il tuo destino è nelle mani tue, sei tu che decidi, non sei tu che hai deciso di nascere, ma sei tu che decidi di che cosa fare con la nascita, ecco perché i genitori dànno tanta importanza ai primi anni della vita, l’avvio alla vita, per aiutare il ragazzo a diventare libero… libero nel concetto greco, già con Platone e Aristotele, libero non è colui che fa tutto quello che vuole, libero è colui che usa delle proprie energie per fare di sé un bene grande, questo è il punto. Quando facevano le olimpiadi, accanto ai giochi ginnici e alle sfide ginniche c’era sempre il poeta, l’autore, il letterato che interveniva con le sue poesie che erano poi sempre grandi inni alla vita, una di queste grandi opere, questa grande composizione lirica di Pindaro finisce dicendo: “Possa tu o giovane divenire quello che sei, imparando”, ecco l’importanza che la cultura greca dà all’imparare “mathon”, imparare, che poi ha la stessa radice di matematica, solo che matematica la si usa per descrivere l’attività dell’intelligenza umana nelle numerazioni, ma qui invece c’è qualche cosa di più, il numerare, il pesare, il soppesare, scegliere, tra il bene e il male, tra la vita e la morte, tra la verità e la falsità. Uno degli eventi, dei momenti più delicati della storia umana, della vita umana, è il tribunale, è la giustizia, ma che cosa si fa nel tribunale? ci sono degli uomini incaricati di aiutare la società a distinguere il bene dal male, ciò che è bene per la stessa umanità e ciò che invece è sciagura per la stessa umanità. La giustizia sotto questo profilo è proprio quell’arte di difendere, di favorire, aiutare l’uomo a fare di sé un bene grande… e fare di sé, della vita propria e della vita degli altri un bene grande, questo è il concetto fondamentale di tutto il pensiero greco, dell’insegnamento del mondo greco.

L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?
A me ha aiutato molto mio padre e mia madre, l’amore di mio padre e di mia madre, l’accordo, l’armonia, l’accordo che tuo padre vuole un bene enorme a tua madre, tua madre a tuo padre, l’accordo tra loro che tu sei il bene loro, non il peso che deve essere mantenuto perché ti hanno messo al mondo, tu sei il loro bene, quell’essere che, sul quale si deciderà tutto il loro futuro, quell’essere che sarà un po’ il frutto dei loro desideri, delle loro fatiche, del loro amore… e allora salta fuori una cosa molto bella che è la radice della vita, e della civiltà, cioè l’amore.

Qual è per lei il senso della vita?
Il senso della vita vuol dire la estimazione della vita, quella che appunto la vita è un bene, e che cosa si può fare con la vita, con la propria esistenza, come la si può usare, come la si può destinare. È un po’ come i nostri contadini quando seminano, si aspettano che via via la piantina che era piccola cosa, poco a poco cresca, cresca, cresca e poi dà i suoi primi frutti e allora si accorgono che valeva la pena arare, pulire, rimettere in ordine e prendersi tante cure per la difesa di questa piccola esistenza. La famiglia, la società è questa stessa realtà, la società umana è quella in cui gli adulti, avendo sperimentato la bellezza della vita, fanno in maniera tale, si prendono cura che la prima preoccupazione, l’opera prima da compiere è proprio questa, consentire all’uomo e alla donna di mettere al mondo delle creature, però con la possibilità di aiutarle queste creature, di farle crescere queste creature, perché concepire il figlio nel grembo materno, si, è una cosa preziosa, ma non è tutto lì. Un bambino che nasce ha bisogno di tutto, padre e madre hanno in mano il destino, è per questo che l’uomo e la donna si uniscono. È per questo che il matrimonio, questo matris munus, “dono della donna” è uno degli eventi più straordinari della vita sociale umana. L’innamoramento dell’uomo e della donna non è soltanto un atto che sazia il desiderio di amore, di donazione dell’uno e dell’altro, è molto di più, perché si protende poi a far che cosa? Non è un amore soltanto di due amici che dicono andiamo insieme a sciare, facciamo un viaggio in America, andiamo insieme sulla luna. È qualche cosa di molto più grande: mettiamoci insieme per fare degli esseri umani, dare la nostra vita a qualche essere, che poi domani la vita la benedica, a sua volta provi gioia nel trasmetterla ad altri. La vita umana è un miracolo, è un miracolo perché è frutto dell’amore e della libertà, perché nel matrimonio si esige che ci sia l’innamoramento? Senza innamoramento diventa un mestiere, diventa un bordello. Invece quando c’è l’innamoramento dell’uomo e della donna, viene d’istinto un bisogno assoluto di fare, di esprimere il proprio amore in un’altra creatura che sia il frutto di questo amore vicendevole dell’uno e dell’altro. Il bambino è del padre e della madre, padre e madre si riconoscono ugualmente in tutte e due, tutti e due si riconoscono nel loro figlio, il figlio è la sintesi. Padre, madre, figlio, sono le parole più belle del linguaggio umano, esprimono la realtà più bella dell’esistenza dell’uomo.
Questo è il senso della vita.

La frase con cui Sua Eminenza il Cardinale Tonini mi ha affettuosamente salutato:
“È bello volersi bene!”

Biografia completa del Cardinale Tonini su www.cardinaltonini.it.
Fonte: riflessioni.it

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