Image Cross Fader Redux
Ciascuno di noi è un messaggio che Dio manda al mondo (P. G. Vannucci OSM)

Una passo del Vangelo per te

UN PASSO DEL VANGELO PER TE

Domenica 5 maggio 2013: dal Vangelo secondo Giovanni (14,23-29)

VI Domenica di Pasqua - Anno C
"Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa"
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io la dò a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate”.


riflessione
Per comprendere adeguatamente il brano del Vangelo, che la Liturgia odierna ci propone, dobbiamo precisare che esso fa parte del discorso di addio di Gesù ai suoi discepoli. Alla vigilia della sua dipartita Egli li conforta con la promessa che ritornerà e si manifesterà ancora a quanti lo amano: “…chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anche io lo amerò e mi manifesterò a lui” ( Gv 14,21). L’idea della manifestazione attira l’attenzione di uno dei discepoli, Giuda Taddeo (non l’Iscariota), il quale chiede a Gesù: “ Signore, com’è che ti manifesterai a noi e non al mondo?”. In questa domanda, la quale rispecchia la mentalità anche degli altri discepoli, si legge la delusione di chi si aspetta la manifestazione di un Messia con potenza e gloria di fronte al mondo. Per Giuda è inconcepibile una manifestazione privata di Gesù.

Gesù non gli risponde direttamente, ma coglie l’occasione per spiegare che cosa significhi manifestarsi e quindi il perché il mondo non possa vederlo. Ricordiamo che a Filippo che gli aveva chiesto di mostrare il Padre Gesù aveva risposto “ Chi ha visto me ha visto il Padre”.

Il brano del Vangelo odierno ci riporta la precisazione fatta da Gesù nei riguardi della domanda di Giuda Taddeo. Egli fa comprendere che la sua presenza dopo la risurrezione significherà anche la presenza del Padre. Non occorre pensare ad immagini esaltanti circa la sua manifestazione, la sua presenza. Questa è condizionata all’ amore verso di Lui e all’ osservanza della sua parola: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. La manifestazione di Gesù avviene, non nella potenza, ma nell’amore. Ma amare Gesù comporta aderire alla sua parola. La fedeltà a questa parola è condizione necessaria perché Egli e il Padre prendano dimora nei discepoli. Il mondo non può vedere né Gesù né il Padre in quanto rifiuta di ascoltare la parola, perché non ama Gesù. La disponibilità all’amore verso Gesù ed all’ascolto della sua parola è la ragione della differenza tra i discepoli e il mondo.

Gesù sa che quello che Egli ha detto non è stato ancora compreso dai discepoli. Essi hanno bisogno dello Spirito. Sarà lo Spirito che li renderà capaci di comprendere in pieno il significato delle sue parole. Lo Spirito ha come missione di “ far ricordare” e far comprendere tutto quanto Gesù ha detto e fatto nella sua vita terrena. Egli non apporterà nessuna insegnamento supplementare. Gesù ha portato la rivelazione definitiva; lo Spirito la farà comprendere, cioè darà una visione chiara di tutto ciò che Gesù ha insegnato e fatto. Ma la memoria che opera lo Spirito non è un ricordo ripetitivo; è memoria che attualizza.

Alla promessa dello Spirito Gesù aggiunge il dono della pace: il suo non è un addio qualunque : “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. E’ il dono della sua pace. Essa è più che un benessere materiale o un segno di felicità umana. E’ la “gioia” di cui si parla in Gv 15,11 e 17,13; è il possesso della verità, il quale dà la sicurezza di superare tutte le vicissitudini, tutte le difficoltà. Il cuore dei discepoli non deve essere turbato né deve avere timore.
L’addio di Gesù è partenza e ritorno. Gesù va al Padre che lo glorificherà. Durante la sua missione sulla terra, nella sua manifestazione esterna, Egli è apparso inferiore a colui che lo ha mandato. Il Padre cioè è più grande di quanto i discepoli hanno visto in Lui nella sua presentazione umana. Non si tratta quindi di una differenza di natura tra il Padre e il Figlio. Infatti Gesù afferma: "Io e il Padre siamo una sola cosa" (Gv 10,30).
Il ritorno al Padre indica che l’opera che il Padre ha dato a Gesù è compiuta. Ora Egli sarà glorificato con quella gloria che aveva prima che il mondo esistesse. Tutto ciò deve costituire un motivo di gioia per i discepoli; essi devono rallegrarsi, perché quando Gesù sarà glorificato Egli li glorificherà dando loro la vita eterna.
Il cristiano vive nel mondo, ma non è solo. Poiché ama Gesù e crede in Lui, Dio lo avvolge della sua presenza. Ogni giorno può sperimentare l’amore di Dio “che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).
--------------------------------------------------------------------------------

Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.
(dal Salmo 66)

Si ringrazia la fonte: www.odigitria.it

Nessun commento:

Posta un commento